Le domande sono queste:
Sono interrogativi che io per primo mi sono posto in molte occasioni.
Ed è per questo che nel tempo ho creato sistemi e indicatori per filtrare i prezzi, perché il valore è DENTRO i prezzi.
Noi abbiamo il compito di “pesare” i numeri, distinguendo quelli basilari da altre cifre che sono solo di disturbo.
Oggi ho analizzato Dax e Nasdaq, Oro, Argento e Petrolio. Vediamo come puoi trarre vantaggio dalla conoscenza di informazioni preziose.
Le domande sono queste:
Sono interrogativi che io per primo mi sono posto in molte occasioni.
Ed è per questo che nel tempo ho creato sistemi e indicatori per filtrare i prezzi, perché il valore è DENTRO i prezzi.
Noi abbiamo il compito di “pesare” i numeri, distinguendo quelli basilari da altre cifre che sono solo di disturbo.
Oggi ho analizzato Dax e Nasdaq, Oro, Argento e Petrolio. Vediamo come puoi trarre vantaggio dalla conoscenza di informazioni preziose.
Nell’intraday, poi, l’importante è non avere posizioni ideologiche forti: siamo dentro un time frame mentale e operativo dove al 90% i soldi si fanno sporcandosi le mani.
Sai, in generale questa non è una professione dove conviene essere buoni, ricchi di poesia e intenzioni positive. Chi investe denaro deve indossare un atteggiamento da pezzo di merda, similmente a quello che è costretto ad avere un medico, che non può piangere quando vede i malati soffrire, sennò deve smettere.
Poi spegni il pc, ti togli la tuta da operaio, e torni alla vita vera.
Per raggiungere questo obiettivo, è necessario spersonalizzarci un bel po’, e costruire in noi un mix di competenze e modi di essere.
Maneggiare l’energia del denaro (potente, fascinosa ma anche diabolica) rappresenta molto più della possibilità di migliorare la nostra condizione economica: è una via alla crescita personale di enorme importanza. Più maturiamo e ci mettiamo in sintonia con il grafico che sta di fronte a noi, maggiori saranno i risultati che possiamo ottenere.
Al mercato, per remunerare il nostro impegno, interessa poco di ciò che pensiamo noi.
Non è il diario dei nostri pensieri su come dovrebbe andare il mondo, e tantomeno un luogo in cui riversare il pathos della nostra esistenza. Luogo oscuro, meraviglioso e variamente colorato, il mercato è come una persona, quando la incontriamo per la prima volta; gli interessa il giusto di quanto siamo belli e fighi, e ancor meno dei nostri bisogni economici. Più semplicemente, vuole essere ascoltato, studiato e compreso – e quindi ACCETTATO – per quello che è.
Come un bambino.
Niente altro.
Quale può essere la differenza fra le tre modalità, poiché ti sto dicendo che ricapiteranno ancora?
La differenza sta nel PERCHE‘ ti succedono: le motivazioni sono infatti ben diverse fra loro. Di conseguenza, presupposti diversi creeranno nel tempo – se non affrontati alla radice – risultati differenti fra loro.
Ad esempio, la frequenza con cui la 1 e la 2 si verificano rispetto alla 3, sarà molto maggiore.
Questo è uno dei pensieri più luminosi espressi dal compianto maestro Ennio Morricone.
Le sue parole toccano un argomento che ricorre spesso nei miei ragionamenti, su tutto quello che compone il physique du role del buon investitore: molti, me incluso, pensano infatti che per riuscire a far bene una cosa sia necessario unire il talento a tutta una serie di altri requisiti.
Morricone però puntualizza che il successo è anche favorito da un sentimento: essere fedeli, perseveranti, ma direi ancor di più essere COERENTI, alle nostre regole. Sono tutte qualità, queste, che dobbiamo esprimere in ogni momento, non solo quando va tutto bene.
Vedi, ci sono determinati mestieri dove le bandierine al vento dell’eccentricità e dell’istinto funzionano molto poco, se non occasionalmente nel breve.
Investire denaro sui mercati è uno di questi. Infatti, vedere i soldi che ci passano davanti agli occhi genera molte dinamiche emozionali, e tira fuori in modo tangibile i veri motivi per cui piace stare davanti al grafico.
Le emozioni e i sentimenti ci sono, non puoi fare finta che non esistano.
Il problema di molti trader è che invece si vergognano di queste cose, e inconsciamente pensano che sia brutto essere avidi e attaccati ai soldi.
Per questo la maggior parte degli investitori non riesce a estrarre valore da questa attività.
DOVE STA IL PROBLEMA
Per certi aspetti, essere brutalmente materiali impedisce di capire i sentimenti e le emozioni della massa. Impedisce di toccare con mano i reali motivi che ci spingono a fare determinate operazioni, e rende difficile la comprensione di tutte le cause che spostano i flussi economici di denaro sui mercati, a partire dalle ASPETTATIVE.
Da un altro punto di vista, vediamo invece che le persone mature sono in grado di far emergere, dalle esperienze della propria vita, l’ascolto delle loro voci interiori e delle canzoni che ogni giorno si cantano dentro.
Sanno perfettamente che se recitano una canzone di povertà, è altamente probabile che il mercato gli toglierà dei soldi, così come al contrario stati d’animo e parole di ricchezza aumentano le probabilità di ricavare benessere a 360° da questo lavoro.
Questa frase mi ha fatto pensare all’approccio più corretto che si può avere verso il nostro lavoro.
MOTIVI E MOTIVAZIONI
I risultati positivi/negativi che otteniamo sono la combinazione di più fattori. La competenza è sicuramente la base per poter operare. In caso contrario credo sia più opportuno definirci scommettitori, anziché investitori.
Sono poi necessarie alcune “doti”, quali una buona intelligenza visiva e il saper fare di conto. Via via che si matura esperienza, si impara poi ad analizzare velocemente il grafico nelle sue informazioni salienti; contemporaneamente, il buon commerciante di strumenti finanziari deve avere in testa i numeri che vuole ottenere, e anche soprattutto quelli che il mercato è in grado di potergli offrire.
Altrimenti, vuol dire che si investe con la strategia del “per me deve”, che ha come sottostante la speranza in sostituzione della logica.
Va da sé che la competenza si crea nel tempo, ed è per questo che la maggior parte degli investitori ha difficoltà a ricavare utili dell’impiego del proprio capitale.
Le persone hanno venduto il tempo, non ce l’hanno più.
Un esempio ce lo fornisce la Gazzetta dello Sport, che per ogni articolo ti dice il tempo necessario per leggerlo (tempo di lettura: 4 minuti e 32 secondi). Ciò conferma uno degli effetti di vivere sempre più connessi al Web: il nostro livello di attenzione/concentrazione è sempre minore, indipendentemente dai contenuti sui cui ci soffermiamo.
Sono i tempi di oggi, ed è inutile rimpiangere epoche che appartengono al passato.
Il problema è che vi sono alcune attività, come la nostra, che richiedono invece un’attitudine più matura e seria, dove approfondire le cose deve essere vista come una qualità e non un peso.
Per chi non possiede questo requisito, si apre la strada per l’ansia che pretende risultati immediati, con la conseguenza che disegnando nella nostra mente un mercato come lo vogliamo noi, il film prende un’altra direzione.
Ricapitolando: competenza, sapienza, e un certo tipo di mentalità.
Manca ancora un ultimo requisito: la costanza e l’abolizione dell’occasionalità. Ne parlavo ieri con un amico a proposito di argomenti lontani dal mondo degli investimenti (si chiacchierava di sport, di diete e di spiritualità, pensa un po’ te che fritto misto). Le cose funzionano quando le conosci bene, ma le pratichi SEMPRE.
Se “ogni tanto” ti dimentichi di farlo, perché uno strappo alla regola che vuoi che sia, il problema é che quello strappo può arrivare a volte nel momento meno opportuno.
Metti un attimo da parte la regola che nel trading la leva va tenuta sotto controllo, picchi giù un botto di contratti proprio nel momento in cui il mercato comincia a far scoppiare bombe di volatilità, e ti bruci in un giorno solo i profitti anche di un anno. Mai capitato?
MORALE DELLA FAVOLA
Per chi come me fa trading + lavoro di analisi, e porta questi numeri all’interno della costruzione di software, è necessario stare sempre sul pezzo per monitorare ogni cambiamento anche minimo del mercato, e aggiornarsi, evolversi, adattare ogni piccola formula mia mentale e dei programmi che uso ad un contesto che tutto può essere meno che stabile.
Non è paranoia e perfezionismo: è necessità.
Ci vuole il terzo occhio: per vedere, e non solo guardare.
Ed è per questo che la maggior parte di noi, quando intraprende un nuovo percorso, poi lo abbandona. Accade nei sentimenti e relazioni a vario titolo: ci si muove fra poche certezze, e molti giochi che non valgono più la candela.
La stessa cosa si verifica nel lavoro e nelle professioni, dove spesso il cambiamento coincide con le fasi dove si pesano le certezze verso i rischi, lo stipendio e la sicurezza dello status quo contro l’immobilità, le garanzie scarse con la frustrazione, e quindi: game over. Che siano mansioni impiegatizie, pubblico impiego o di tipo imprenditoriale/societario, non c’è differenza. Insomma, svoltare strada non è detto che avvenga per insoddisfazione: molte volte è un dire a noi stessi: “ma chi me lo fa fare?”.
Ad esempio, quando sono davanti al monitor 8 volte su 10 prima di cliccare sul mouse ed entrare a mercato mi faccio sempre la domanda: quanto davvero mi piace questa operazione? La stessa proporzione 8 su 10 si applica poi all’eseguito, per cui si potrebbe dire che praticamente 64 operazioni su 100 non le faccio. Mi concentro pertanto sull’impatto che le rimanenti potranno avere sui miei risultati.
Sono cose che si imparano vivendo questa attività in modalità da “nerd della Silicon Valley”; parliamo di quel tipo di persona che apprende e migliora attraverso errori/esperienze varie, costruendo poi nel tempo il suo ambiente di trading attraverso un processo di incessante: 1) IDEA 2) ANALISI 3) MIGLIORAMENTO.
Arrivato al punto 3, ricomincio dal punto 1.
L’unico ostacolo alla creazione di questo metodo è la gestione delle informazioni. Quando mi sono affacciato al trading, circa 15 anni, fa le cose da sapere erano molte, ma le potevi elaborare con calma perché le fonti di approvvigionamento delle nozioni non erano così numerose. Al contrario, oggi siamo letteralmente devastati dalla quantità di conoscenze che teoricamente possiamo apprendere.
Il problema è che pochi di noi riescono a <i>dare un’organizzazione logica</i> a news/tecniche/strategie/dati/analisi ecc ecc. La gente non ce la fa a stare dietro a tutto questo rumore.
Ricorro ad una analogia per spiegarmi meglio.
Pensa a quando ti trovi di fronte a un grafico pulito, dove vedi i prezzi che vanno, senza quasi mai tornare indietro, in una direzione ben precisa. Lì, rumore non c’è perché hai una visione chiara: si sale, si scende. Tanto che raramente paga contrastare queste tendenze. Un grafico rumoroso è quello che per darti 40 pips di Euro Dollaro non ci mette due candele, ma ne impiega dodici. E tu esci matto per trovare un senso a ciò che sta fra la prima e la dodicesima candela, piuttosto che a ognuna di esse.
Esattamente come le informazioni.
Usi cinque indicatori anziché due, massimo tre, perché comunque anche il quarto e il quinto pensi che ti permetteranno una visione migliore. Segui quattro trasmissioni televisive al giorno perché è sempre bene ascoltare più pareri. Ti iscrivi a gruppi di trading e/o newsletter (compresa questa): c’è sempre qualche cosa in più da imparare. Una mattina ti alzi, capisci che sei ingolfato di comunicazioni, resetti tutto, salvo poi che il mese dopo si ricomincia nella stessa identica maniera: anche io i primi tempi mi comportavo così.
È per questo che nel mio metodo di lavoro, che può giungerti sia attraverso le lezioni/video che faccio come anche tramite la partecipazione alla nostra chat e utilizzando i segnali relativi, non ho mai voluto fornire troppa pappa pronta. Pongo domande, cerco di provocare ragionamenti, sviluppare idee e nessi conseguenti. Credo, infatti, che la stragrande maggioranza degli investitori cerchi qualcuno che insegni loro come sviluppare la capacità di dare un senso compiuto a dati, notizie e numeri, per poi distinguere le cose importanti da ciò che si può trascurare. C’è sempre più necessità di creare una visione di sintesi per i mercati finanziari, così da comprendere se è più profittevole, in un determinato giorno e ad una determinata ora, operare su un pattern di divergenza prezzi/indicatori oppure intervenire su eccessi di volumi.
Ovviamente questo è il mio metodo, che viene messo in discussione e aggiornato molto spesso; non so quindi se potrà diventare il tuo, ma per certo posso dirti che possiede una sua logica, che va molto al di là dell’insegnarti come fare trading sulle medie mobili.
<blockquote>Ripeto, ci sono tecniche che funzionano, ma <i>se non sai come contestualizzarle</i> in questo lavoro farai sempre una grandissima fatica.</blockquote>
Un suggerimento, quindi: muoviti sempre con un criterio guida. Ti dico il mio: poiché per definizione la nostra è attività a risultati incerti e che non possono essere evitati, dobbiamo assolutamente comprendere che vi è una differenza importantissima fra l’incertezza di qualunque operazione e la non comprensione del loro rischio. Per essere chiari: non sai mai se guadagnerai o andrai a perdere, ma <i>puoi e devi scegliere</i> se dirigerti verso quelle operazioni in grado di darti maggiore “sicurezza”, perché fondate su calcoli di probabilità e analisi di numeri e di statistiche.
A casa lapidari.it guardiamo in primo luogo:
<ul class=”brainbizz_plus”>
<li>prezzi</li>
</ul>
<ul class=”brainbizz_plus”>
<li>volatilità</li>
</ul>
<ul class=”brainbizz_plus”>
<li>volumi</li>
</ul>
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<li>chi compra dove, come e perché</li>
</ul>
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<li>chi vende, dove come e perché</li>
</ul>
<ul class=”brainbizz_plus”>
<li>analisi della mentalità degli investitori e della psicologia della massa.</li>
</ul>
Parafrasando una bella espressione di un esperto di marketing, potrei dire che la distanza fra te e i mercati si chiama <i>comprensione</i><span style=”font-weight: 400;”>.</span>
L’accordo che puoi avere con loro si chiama <i>interpretazione</i><span style=”font-weight: 400;”>.</span>
Settantacinque anni fa, il mondo uscì dalla seconda guerra mondiale con le pezze al sedere, ma con grandi speranze e fiducia che davvero le cose non potevano che migliorare. In termini esistenziali, si partiva da supporti dopo un crollo, anziché da resistenze dopo un rally. E già qui vi è una grossa differenza, perché oggi invece ci troviamo dentro alla società del benessere, pur se costruito con profonde sacche di ingiustizia. Parlo di ingiustizia nel lavoro, nei più elementari diritti sociali, nel livello culturale delle persone, nel modo in cui gira il denaro.
Veniamo da anni di innovazione: il boom economico degli anni 60, la rivoluzione sessuale e maggiori diritti alle donne (qui c’è ancora molta strada da fare, ma di adesso le massaie sono state sostituite dalle paladine del #metoo), senza dimenticare Internet e la diffusione della tecnologia, con tutto ciò che ne è seguito in termini di nuovi paradigmi economici e di vita sociale.
Noi trader siamo figli di questo ultimo aspetto, senza il quale io e te non ci saremmo mai conosciuti.
Le conquiste che l’umanità è riuscita a conseguire hanno però portato profondi squilibri.
I ricchi sono sempre più ricchi, e restano un universo limitato come numero. I poveri sono sempre più poveri perché il loro numero si è incrementato per la progressiva erosione della classe media. Una parte di essa cerca di restare a galla, mentre un’altra fetta scivola verso la mediocrità mentale e povertà finanziaria. C’è infatti un profondo legame fra l’hater/complottista e il livello reddituale. Tutti questi incroci fra psicologia di massa e trend sociali si riflettono, magari con qualche giorno di ritardo ma neanche poi tanto, sui movimenti dei mercati finanziari: le borse comprano tempo, si muovono scaltre, ma credo che siano prendendo le misure di un anno estremamente difficile non solo perché bisesto e covid-funesto, ma anche perché a novembre ci sono le elezioni in America, ed è lì che si decidono molte cose almeno per i prossimi due anni.
Un terzo fattore che sta portando un visibile “disagio” nella costruzione dei prezzi è rappresentato dalla spaccatura che sta avvenendo nel mondo degli investimenti.
Sappiamo che abbiamo due schieramenti: istituzionali/professionisti contro retail/dilettanti.
La difficoltà di gestire la volatilità ha messo sotto pressione molti modelli previsionali dei cosiddetti esperti, i gestori ai quali ci si dovrebbe affidare per dormire fra otto guanciali. Il problema è che la coperta del letto è diventata corta anche per loro: prendono i rialzi sempre un po’ troppo tardi e si beccano i ribassi senza potersi tutelare (hanno il divieto di sfruttare lo short per generare performance).
I retail continuano invece a pensare che tecniche e strategie possono aiutarli a fare soldi, senza riflettere sul fatto che entrano (in leva) sui mercati privi di qualsiasi conoscenza su:
MORALE DELLA STORIA.
Vedi, ci si può mettere una mascherina davanti alla bocca per non prendere il virus, ma non ci si può mettere una mascherina davanti agli occhi.
Se vuoi ricavare soddisfazione dal tuo denaro, sempre più sarà necessario informarti, valutare pro e contro di ogni scelta, essere prudente, pesare l’uso della leva e investire sulla qualità delle tue operazioni.
Less is better. Meno è meglio.
Da che cosa, per questo secondo aspetto?
Dall’esperienza, dal capitale a disposizione, dal nostro concetto di profitto atteso e di sopportazione del rischio relativo, senza contare che fa molta differenza anche il modo con cui ognuno di noi “percepisce” il denaro o, per meglio dire, che valore esso ha per la nostra mentalità.
Questa è in realtà la bellezza del trading e degli investimenti.
Che ognuno di noi può individuare, e gestire, la casella mentale dentro la quale costruire poi un’operatività vantaggiosa. La regola base resta, ovviamente, sempre quella di utilizzare una strategia che metta in relazione il capitale con il tempo, e il rapporto fra questi con la volatilità. Sono le tre grandezze che muovono i mercati, sulle quali poi vanno ad avere un effetto propulsivo/depressivo i volumi, anche se a volte puoi trovare sedute direzionali non assistite da scambi nella stessa misura.
Ognuno di noi ha il suo tempo, e ogni operazione ha una struttura diversa in base alla lente d’ingrandimento con cui lo osserviamo.
Questa lente d’ingrandimento si chiama time frame, ed è una cosa simile a quell’armamentario di vetri che usa il tuo oculista quando vai a provare la vista.
Sono talmente numerose queste lenti, personali e personalizzabili, che non esistono come riferimento fisso: pure quando è necessario vedere meglio, dipende dai gradi di correzione che ti servono, e che negli anni comunque potrebbero modificarsi.
A ognuno la sua focale.