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L’impatto della morte sull’ambiente: quanto inquina morire? 11 May 10:08 PM (3 hours ago)

Non esiste vita senza morte. E non esiste azione dell’uomo che non abbia un impatto sul Pianeta. Anche morire inquina. O meglio, a inquinare è la gestione dei corpi, sia essa legata all’inumazione, alla tumulazione o alla cremazione. Dalle necropoli etrusche alle pire dell’antica Roma, questi sono i metodi che da millenni caratterizzano i riti legati all’estremo saluto. E se la vita che conduciamo oggi è molto diversa da quella dei nostri antenati, a essere “rimasta indietro” è proprio la morte: se ne parla poco e malvolentieri eppure, come tutto ciò che riguarda l’uomo, contribuisce alla crisi climatica. Oggi le soluzioni non mancano e molto può essere fatto per rendere un po’ più ecologico l’addio ai propri cari. Approfondiamo allora l’argomento cercando di capire qual è l’impatto della morte sull’ambiente e quanto inquina il settore funebre così come lo conosciamo oggi. 

Cimitero

Foto Shutterstock

Inquinamento post mortem: l’impatto del settore funebre sull’ambiente

L’uomo seppellisce e brucia i morti da sempre. E se i riti che circondano la morte sono molti e diversi, le pratiche di gestione dei cadaveri sono rimaste pressocché invariate. Il problema è che oggi siamo in tanti: a metà del 2024 la popolazione globale era di 8,2 miliardi di persone. Le stime delle Nazioni Unite prevedono una crescita di altri 2 miliardi nei prossimi 60 anni, raggiungendo un picco di 10,3 miliardi nel 2080. E se tutte le persone che nascono inevitabilmente muoiono, è chiara la natura del problema: serve spazio per le sepolture, l’inumazione inquina e lo fa ancor di più la cremazione.

Cimiteri e consumo di suolo

Quando si parla di cimiteri, ad esempio, uno dei problemi da affrontare è quello relativo al consumo di suolo. Il cimitero Flaminio e quello del Verano, a Roma, occupano 223 ettari; segue il cimitero maggiore a Milano, con 68 ettari. Non sembrano molti, ma moltiplicando lo spazio occupato dai cimiteri (grandi o piccoli che siano) si arriva a cifre da capogiro.

Ai morti serve spazio e quest’ultimo non è infinito, soprattutto in un Paese come il nostro dove, in termini di consumo di suolo, non ce la passiamo bene. L’ultimo report diffuso da ISPRA afferma che ogni giorno vengono sottratti alla natura 21 ettari di terreno. Nel 2023 le nuove coperture hanno riguardato 76,8 kmq. E, benché i cimiteri non siano in cima alla lista delle destinazioni d’uso del suolo, sono pur sempre un modo in cui il terreno viene utilizzato e cementificato.

Inquinamento da sostanze

Quando si parla dell’impatto della morte sull’ambiente, i dati non migliorano dal punto di vista dell’inquinamento. Ogni corpo ha un impatto sul pianeta, anche a fine vita. Dal legno massiccio utilizzato come materia prima all’energia necessaria per la fabbricazione del feretro, non manca neanche un nutrito elenco di sostanze chimiche (con la formaldeide in testa) usate per il trattamento dei cadaveri che devono poi essere seppelliti.

Cremazione ed emissioni climalteranti

Se si parla di impatto della morte sull’ambiente ed emissioni climalteranti, il dito va però puntato alla cremazione: pur risolvendo in parte il problema del consumo di suolo, la pratica di bruciare i corpi contribuisce a diffondere gas inquinanti nell’ambiente.

Secondo uno studio pubblicato nel 2022, cremando un corpo vengono prodotti circa 245 kg di anidride carbonica: solo nel 2020, il settore ha immesso nell’atmosfera oltre 14 milioni di tonnellate di Co2. Complessivamente l’impatto ambientale della morte relativo alla cremazione e alle sepolture incide per il 0,03%-0,04% sulle emissioni totali di carbonio. Non è molto, ma nell’epoca della crisi climatica ogni settore deve puntare alla decarbonizzazione per centrare l’obiettivo del Net zero entro il 2050.

Urna funeraria

Foto Shutterstock

La soluzione dei funerali verdi

Insomma, morire impatta sull’ambiente in vari modi, ma poco può essere fatto per cercare di risolvere concretamente il problema. Il settore funebre può essere sicuramente svecchiato in ottica sostenibile (e come vedremo le soluzioni non mancano), ma per ora le leggi italiane non lo permettono. Eppure, in attesa che anche l’apparato legislativo si adegui al nuovo sentire, si possono comunque fare scelte più green.

Dal 2007 è ad esempio possibile optare per bare e urne biodegradabili, purché il defunto non sia deceduto per cause infettive o potenzialmente pericolose. È possibile scegliere bare ecocompatibili (legali anche in Italia) o più ecologiche: dal legno naturale non verniciato, al cartone riciclato, bambù o mais, si tratta di opzioni che contribuiscono sia a diminuire il numero di alberi abbattuti e destinati al settore funebre che l’inquinamento del terreno.

Se poi piace l’idea di tornare alla natura, ci si può rivolgere alla cooperativa Boschi Vivi, che ad oggi rappresenta l’unica possibilità in Italia di interramento delle ceneri in aree boschive, e che reinveste i propri utili in progetti di salvaguardia di boschi e paesaggi.ù

Esistono tuttavia altri modi per “andarsene” in pace con l’ambiente: si tratta di metodi molto diversi a ciò a cui siamo abituati, ma possono rappresentare sicuramente un’alternativa all’inumazione, alla tumulazione e alla cremazione che, come abbiamo visto, sono metodi che impattano in diverso modo sulla salute (già precaria) del Pianeta.

L’acquamazione

Come anticipato, le alternative ecologiche alle classiche sepolture non mancano. E non mancano nemmeno esempi celebri. Nel 2021, ad esempio, l’arcivescovo Desmond Tutu aveva optato per l’acquamazione, chiamata anche idrolisi alcalina.

Si tratta di una cremazione verde che utilizza un quarto dell’energia necessaria alla cremazione tradizionale e che produce meno Co2 e sostanze inquinanti. Rispetto alla cremazione tradizionale, infatti, il corpo del defunto viene inserito in una camera d’acciaio pressurizzata, per essere poi sommerso da un liquido composto da acqua e una soluzione alcalina. Successivamente viene sottoposto a un processo che provoca la decomposizione dei tessuti molli che, lasciando intatte le ossa (che vengono poi frantumate e consegnate come ceneri), dà come risultato una soluzione liquida sterile che può essere smaltita in sicurezza nel sistema fognario.

Rispetto alle tecniche di cremazione tradizionale l’acquamazione produce meno Co2 e non utilizza combustibili fossili. Purtroppo la tecnica dell’idrolisi alcalina non è ancora legale in Italia.

La sepoltura senza bara

Sempre parlando di personaggi celebri e metodi di sepoltura alternativi ed ecologici, Luke Perry aveva scelto una sepoltura senza bara. Il suo corpo è stato infatti avvolto in una tuta biodegradabile cosparsa di funghi e microorganismi capaci di facilitare la decomposizione, neutralizzare le tossine presenti nel corpo e trasferire i nutrienti alla terra, per arricchirla.

Il compostaggio umano

La tecnica del compostaggio umano, detta anche terramazione, utilizza un processo del tutto naturale che consiste nella riduzione organica del corpo nel suolo. Il corpo del defunto viene inserito in una bara ermetica realizzata con materiale naturale, all’interno della quale viene aggiunto un mix di erbe e segatura, andando così a favorire l’attività microbica che sottostà alla decomposizione.

L’intero processo avviene in un mese e dà come risultato un terriccio che poi può essere utilizzato per concimare prendendosi cura di piante, fiori o alberi. Si tratta sicuramente di un modo per onorare il ciclo della vita e tornare alla terra restituendole, almeno in parte, ciò che le è stato sottratto dal sovrasfruttamento a opera dell’uomo.

La terramazione non è legale in Italia. E’ invece possibile avvalersi di questa tecnica in alcuni stati degli USA dove operano alcune aziende (come Recompose o Return Home), che offrono appunto servizi di compostaggio umano. In Europa l’adozione di questo sistema è invece discusso da diversi Stati, come Olanda, Svezia e Svizzera.

 

 
 
 
 
 
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Funerali sostenibili : cosa dice la legge in Italia?

Insomma, l’impatto della morte sull’ambiente non è marginale, ma purtroppo – come già anticipato – oggi la legislazione italiana non lascia molto spazio alle sepolture alternative o più ecologiche. La legge prevede infatti solo la cremazione, l’inumazione e la tumulazione.

Sarebbe tuttavia necessario svecchiare il settore per consentire, a chi è vicino alle tematiche ambientali, di decidere come disporre del proprio corpo fisico dopo la morte. In fondo, in un mondo che lotta per la vita e per combattere la crisi climatica, anche i riti che circondano la morte devono necessariamente virare verso la sostenibilità.

Serena Fogli

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Cosa vedere e fare a Roma, la città del Giubileo e del nuovo Papa 10 May 6:45 AM (yesterday, 6:45 am)

Roma, la Città Eterna, si sa, è in assoluto una delle più spettacolari città al mondo, con il suo sconfinato patrimonio archeologico e artistico che la rendono un vero e proprio museo a cielo aperto, dove ogni angolo racconta una storia millenaria. Il 2025 è un anno molto particolare per la Capitale, che offre una serie di motivi in più per visitarla: dal Giubileo, che l’ha vista rifarsi il trucco attraverso una serie di restauri avvenuti proprio questa occasione, fino all’elezione del nuovo Papa, in seguito alla scomparsa di Papa Francesco, il pontefice amico dell’ambiente e degli ultimi

Un’opportunità unica, quella giubilare, per vivere un’esperienza che unisce spiritualità, arte, storia e cultura. Ecco, dunque, una guida dettagliata per scoprire cosa vedere e cosa fare a Roma.

San Pietro

Uno scatto notturno della Basilica di San Pietro, fulcro del Giubileo (foto: Tamal Mukhopadhyay / Unsplash)

Che cos’è il Giubileo

Il Giubileo è un evento religioso di portata globale nella tradizione cattolica, celebrato con cadenza regolare (solitamente ogni 25 anni), ma che può essere anche straordinario, come avvenuto nel 2016 con il Giubileo della Misericordia. Proclamato dal Papa, l’Anno Santo è un periodo di perdono, riconciliazione e rinnovamento spirituale, durante il quale i fedeli sono invitati a compiere pellegrinaggi, atti di penitenza e carità.

A Roma per il Giubileo 2025

L’anno giubilare del 2025 rappresenta un’esperienza unica e un motivo in più per visitare la Città Eterna e godere appieno di tutto il suo straordinario patrimonio storico e artistico.

Una delle pratiche principali del Giubileo è il pellegrinaggio alle quattro basiliche papali di Roma, con il passaggio attraverso le Porte Sante, simbolo di un cammino di fede e di conversione. Chi compie questo pellegrinaggio può ottenere, secondo la tradizione cattolica, l’indulgenza plenaria, ovvero la remissione delle pene temporali per i peccati già confessati.

Le basiliche papali romane: cuore spirituale del Giubileo

Il Giubileo è prima di tutto un evento religioso e le basiliche papali rappresentano il cuore spirituale di questa celebrazione. Roma ospita quattro basiliche di importanza universale, ognuna con la propria storia e significato. Queste basiliche sono il punto di riferimento per ogni pellegrino che giunge a Roma in occasione del Giubileo.

Basilica di San Pietro in Vaticano

La Basilica di San Pietro è il centro della cristianità. Ogni anno milioni di fedeli si recano in Vaticano per ammirare l’imponenza di questa chiesa e partecipare alle celebrazioni religiose. La sua costruzione iniziò nel 1506 e si concluse nel 1626, coinvolgendo i più grandi artisti del Rinascimento e del Barocco, come Michelangelo, che progettò la famosa cupola, che merita assolutamente una visita, anche per una delle viste più straordinarie sulla città e su Piazza San Pietro con il suo magnifico colonnato di Gian Lorenzo Bernini che, con la sua caratteristica forma, abbraccia simbolicamente il popolo di Dio.

All’interno della grandiosa basilica, sempre di Michelangelo, si può ammirare la celeberrima Pietà, una delle sculture più straordinarie al mondo, oltre ad opere di Bernini, Domenichino, Pietro da Cortona e diversi altri grandi della storia dell’arte.

la Pietà di Michelangelo

La “Pietà” di Michelangelo, custodita in San Pietro, è uno dei capolavori assoluti della storia dell’arte (foto: Xhiliana / Unsplash)

Basilica di San Giovanni in Laterano

La Basilica di San Giovanni in Laterano, fondata nel IV secolo da Costantino, è la cattedrale di Roma e la sede ufficiale del Papa come vescovo della città. La basilica, che ha subito numerose ristrutturazioni nel corso dei secoli, è famosa per il suo imponente portico e per i meravigliosi mosaici medievali che ornano le pareti. Durante il Giubileo, San Giovanni in Laterano rappresenta una tappa obbligata per chi cerca di immergersi nella tradizione spirituale della città.

Accanto alla Basilica, si trova la Scala Santa, parte del complesso Pontificio santuario della Scala Santa: leggenda vuole che i 28 gradini che la compongono siano quelli percorsi da Gesù Cristo per raggiungere l’aula dove ha subìto l’interrogatorio di Ponzio Pilato prima della crocifissione, portati a Roma da Sant’Elena, madre di Costantino, nel 326 d.C. La Chiesa cattolica concede a chi sale i gradini in ginocchio l’indulgenza plenaria per sé o per un defunto.

Basilica di Santa Maria Maggiore

La Basilica di Santa Maria Maggiore è una delle basiliche più antiche di Roma, dove ha scelto di essere sepolto Papa Francesco. Essa custodisce uno straordinario patrimonio artistico, tra cui mosaici del V secolo e il soffitto dorato del XV secolo, realizzato grazie a Papa Sisto V. Bellissime anche alcune delle sue cappelle, fra le quali la Cappella Sistina, omonima di quella più famosa del Vaticano, ma così denominata perché commissionata da Papa Sisto V, e la Cappella Paolina (o Borghese), che custodisce l’icona Salus Populi Romani, antichissima immagine mariana molto venerata, ritenuta miracolosa, secondo la tradizione dipinta da San Luca, ma in realtà datata intorno al V–VI secolo.

Basilica di San Paolo fuori le Mura

La Basilica di San Paolo fuori le Mura, dedicata all’apostolo Paolo, è un altro luogo di grande importanza spirituale. Fondata nel IV secolo, la basilica ospita la tomba di San Paolo, custodita sotto l’altare papale, ed è famosa per i suoi mosaici, in particolare quello absidale del XIII secolo raffigurante Cristo in gloria. L’imponente architettura, che comprende il quadriportico con la grande statua di San Paolo e il suggestivo chiostro cosmatesco decorato con raffinate colonne tortili e intarsi colorati, custodisce svariate altre opere d’arte, come un prezioso candelabro pasquale romanico.

I monumenti storici e archeologici di Roma da non perdere

Il glorioso passato romano è tangibile in ogni angolo della Capitale, attraverso vestigia che conferiscono alla città imponenza e bellezze impareggiabili. Durante una visita a Roma è impossibile non essere affascinati dalle rovine di un impero che una volta dominava il mondo conosciuto. Ecco alcuni dei monumenti e dei siti archeologici più significativi della capitale, testimoni della grandezza della Roma antica.

Colosseo

Il Colosseo è uno dei monumenti più iconici della Capitale (foto: Peter Mizsak / Unsplash)

Colosseo

Il Colosseo è il monumento simbolo di Roma e rappresenta una delle più grandi opere di ingegneria dell’antichità. Costruito tra il 70 e l’80 d.C. sotto gli imperatori Vespasiano e Tito, era l’arena principale per i giochi gladiatori, ma ospitava anche altre esibizioni pubbliche come battaglie navali e combattimenti con animali selvaggi. Oggi, il Colosseo è uno dei siti turistici più visitati al mondo, una finestra sul passato imperiale di Roma.

Fori Imperiali

I Fori Imperiali sono il cuore pulsante della Roma antica: questi vasti complessi di piazze e templi, fatti edificare da diversi imperatori romani, erano il centro della vita politica, commerciale e religiosa della città. Ogni foro racconta la storia di un imperatore e delle sue ambizioni. Tra i più celebri si trovano il Foro di Cesare, il Foro di Augusto e il Foro di Traiano, ognuno caratterizzato da una propria architettura e da uno specifico simbolismo. Passeggiare tra colonne, templi e archi trionfali è un’esperienza davvero unica e rappresenta un vero e proprio viaggio a ritroso nel tempo.

Pantheon

Il Pantheon è uno dei monumenti meglio conservati della Roma antica. Inizialmente costruito come tempio dedicato agli dèi dell’antico pantheon romano, fu trasformato in chiesa cristiana nel VII secolo. La sua cupola, con un oculo centrale che lascia entrare la luce del sole, è una delle più grandi realizzazioni dell’ingegneria romana. Il Pantheon è un luogo affascinante, dove si mescolano elementi pagani e cristiani, ed è il punto di riferimento per la comprensione della grandezza dell’architettura romana.

Pantheon

Il Pantheon è fra i monumenti simbolo della Città Eterna (foto: Daniel Zbroja Aeji / Unsplash)

Terme di Caracalla

Le Terme di Caracalla sono tra i più grandiosi complessi termali dell’antica Roma, costruite tra il 212 e il 216 d.C. durante il regno dell’imperatore Caracalla. Estese su circa 11 ettari, potevano accogliere fino a 6.000 persone al giorno ed erano molto più di un semplice luogo per il bagno: offrivano palestre, biblioteche, giardini e ambienti per il relax e la socializzazione. Oggi, sebbene in rovina, le terme conservano ancora il loro fascino monumentale, con alte pareti, mosaici pavimentali, colonne imponenti e ambienti a volta che testimoniano la straordinaria ingegneria e ricchezza dell’epoca imperiale.

Circo Massimo

Un’enorme arena destinata alle corse dei carri e a spettacoli pubblici che poteva ospitare fino a 250.000 spettatori, rendendolo il più grande edificio per spettacoli mai costruito. Situato tra il Colle Palatino e l’Aventino, oggi è un vasto spazio verde, ma passeggiandoci si percepisce ancora l’imponenza che aveva in epoca imperiale. Le corse delle quadrighe, gli eventi religiosi e le feste solenni che vi si tenevano facevano parte della vita quotidiana della città. Oggi il Circo Massimo è anche sede di grandi eventi e concerti.

Catacombe di San Callisto

Le Catacombe di San Callisto sono tra le più estese e importanti di Roma, situate lungo la Via Appia Antica. Risalenti al II secolo d.C., ospitano chilometri di gallerie sotterranee dove venivano sepolti i primi cristiani, tra cui diversi papi e martiri. In questo complesso suggestivo si trovano la cripta dei Papi, la cripta di Santa Cecilia e numerosi affreschi e simboli cristiani antichi. Un’occasione unica e di grande suggestione per entrare in contatto diretto con le origini del cristianesimo e con una parte meno nota, ma fondamentale, della storia di Roma.

fontana di trevi

La Fontana di Trevi è uno dei luoghi più amati e fotografati di Roma (foto: Andrey Omelyanchuk / Unsplash)

Gli altri monumenti imperdibili a Roma

A Roma c’è veramente tanto da vedere: oltre alle rovine archeologiche, altri monumenti e luoghi assolutamente da non perdere, ci sono:

Fontana di Trevi

La Fontana di Trevi è uno dei simboli più iconici di Roma e una delle fontane più celebri al mondo. Realizzata nel XVIII secolo su progetto di Nicola Salvi, è un capolavoro del Barocco romano che incanta per la sua imponenza scenografica. La fontana rappresenta Oceano, il dio del mare, che emerge da una grande conchiglia trainata da cavalli marini, guidati da tritoni. L’acqua zampillante e il contrasto tra la pietra bianca e il palazzo retrostante creano un effetto teatrale di grande impatto, capace di incantare ogni visitatore.

Secondo la tradizione, gettare una monetina nella fontana garantisce il ritorno a Roma: è così che ogni anno milioni di persone compiono questo gesto, rendendo la fontana non solo un’opera d’arte, ma anche un luogo carico di simbolismo e socialità. 

Castel Sant’Angelo

Castel Sant’Angelo è un castello che affonda le sue origini nel II secolo, quando fu costruito come mausoleo per l’imperatore Adriano. Nel corso dei secoli, è stato trasformato in una fortezza, una residenza papale e un museo. Il castello offre una vista spettacolare sulla città e sul fiume Tevere, ed è famoso per il “Passetto di Borgo”, un passaggio segreto che collegava il castello al Vaticano. Oggi ospita una vasta collezione di opere d’arte, armature e armi storiche.

Altare della Patria

L’Altare della Patria, noto anche come Vittoriano, è uno dei monumenti più imponenti e simbolici di Roma. Costruito tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento per celebrare Vittorio Emanuele II, primo re d’Italia, rappresenta l’unità nazionale e ospita la Tomba del Milite Ignoto, monumento commemorativo dedicato a tutti i soldati caduti senza nome.

Situato in Piazza Venezia, il Vittoriano domina il panorama con le sue maestose scalinate, le colonne corinzie e le statue equestri, tra le quali spicca quella del re. Dalla sua terrazza panoramica, si gode una delle viste più spettacolari su Roma, dai Fori Imperiali al Colosseo.

altare della patria

L’Altare della Patria è simbolo dell’unità nazionale e ospita la Tomba del Milite Ignoto, in onore dei soldati caduti senza nome (foto: Michele Bitetto / Unsplash)

I luoghi della politica: Quirinale, Campidoglio e palazzi del potere

Il Quirinale e il Campidoglio sono due dei colli più importanti di Roma, simboli del potere istituzionale e della storia della città. Il Palazzo del Quirinale, residenza ufficiale del Presidente della Repubblica, è uno dei palazzi più vasti d’Europa e fu in passato dimora di papi e re; si affaccia su una splendida piazza dominata dalla fontana con il gruppo scultoreo dei Dioscuri.

Il Campidoglio, invece, è il cuore della Roma antica e moderna: qui si trovano i Musei Capitolini, la celebre Piazza del Campidoglio, progettata da Michelangelo, e la statua equestre di Marco Aurelio. Dall’alto si gode una vista spettacolare sui Fori Imperiali.

A completare il cuore politico della città ci sono i palazzi del potere, tra cui Palazzo Montecitorio, sede della Camera dei Deputati, Palazzo Madama, sede del Senato, e Palazzo Chigi, sede del Governo, che può essere interessante vedere dall’esterno, per toccare con mano l’anima della capitale della Repubblica Italiana.

Basilica di Santa Maria in Trastevere

Trastevere è uno dei quartieri più affascinanti di Roma, con la sua atmosfera bohémien, i suoi vicoli acciottolati, le trattorie storiche: la Basilica di Santa Maria in Trastevere, che sorge proprio nel cuore del quartiere, è una delle chiese più antiche (fondata nel III secolo e ricostruita nel XII) e belle della città, con straordinari mosaici risalenti al V secolo che raffigurano episodi della vita della Vergine. Con le sue colonne antiche, il soffitto a cassettoni e l’atmosfera raccolta, la basilica è un luogo perfetto per chi cerca bellezza, arte e silenzio nel cuore pulsante della città. La facciata, decorata con un mosaico dorato che brilla al tramonto, domina la piazza omonima, uno dei luoghi più vivi e amati della Capitale. 

Le piazze più belle della Capitale

Roma è famosa per le sue piazze, veri salotti a cielo aperto: Piazza Navona è forse la più scenografica, con la sua forma ellittica, ereditata dallo stadio di Domiziano, e la spettacolare Fontana dei Quattro Fiumi (ovvero il Gange, il Danubio, il Rio della Plata e il Nilo), realizzata da Bernini; Piazza di Spagna è celebre per la scalinata di Trinità dei Monti, meta amatissima da turisti e romani, incorniciata da palazzi eleganti e boutique di lusso; Piazza del Popolo, dominata dalle chiese gemelle e dall’obelisco egizio (meravigliosa la vista che si gode sulla piazza e sulla città dal vicino Pincio, fra i luoghi più romantici di Roma. Campo de’ Fiori, con la statua di Giordano Bruno, è una piazza vivace e popolare, nota per il mercato mattutino e la movida serale. Infine, Piazza Venezia, dominata dall’Altare della Patria, e Piazza del Campidoglio, progettata da Michelangelo, capolavoro rinascimentale che ospita i Musei Capitolini e regala una vista spettacolare sui Fori imperiali.

piazza navona

Piazza Navona, con la sua forma ellittica e la sinuosa fontana del Bernini, rappresenta un autentico gioiello urbanistico (foto: Alberico Bartoccini / Unsplash)

I parchi più belli della città

Roma, oltre a essere una città bellissima, è una realtà urbana anche ricca di verde e parchi pubblici dove poter fare sport ed altre attività outdoor. Fra i parchi più belli e interessanti da visitare:

Villa Borghese

Il parco di Villa Borghese, all’interno del quale si trova anche la Galleria Borghese, tra i musei romani più belli e visitati, è uno dei più grandi e celebri di Roma. Si tratta di un vasto giardino che ospita al suo interno numerosi sentieri, laghetti, fontane e aree verdi perfette per passeggiate, jogging e picnic. Al centro della villa si trova anche il Bioparco di Roma, un giardino zoologico che permette di avvicinarsi alla natura e conoscere diverse specie animali. Inoltre, i visitatori possono noleggiare biciclette o risciò per esplorare il parco in modo più dinamico.

Villa Doria Pamphili

Villa Doria Pamphili è il parco più grande di Roma, un vero polmone verde situato nella zona del Gianicolo, poco fuori dal centro storico: con le sue ampie aree verdi, giardini all’italiana e laghetti, è ideale per fare picnic, passeggiate, e attività all’aperto. Originata come residenza nobiliare nel Seicento, la villa conserva ancora oggi il suo elegante casino di rappresentanza, fra giardini, boschi, fontane e viali alberati. Oltre al valore naturalistico, Villa Doria Pamphili ha anche un’importanza storica e architettonica, essendo stata uno dei simboli della grandezza della famiglia Pamphilj, legata a Papa Innocenzo X. È anche un punto di riferimento per i romani che praticano sport come running e ciclismo, ma anche per chi cerca semplicemente un po’ di tranquillità.

Parco dell’Appia antica e Parco degli Acquedotti

Un altro angolo verde di Roma che offre un’esperienza unica è il Parco regionale dell’Appia antica, che si snoda intorno all’antica via Appia, una delle strade più importanti dell’Impero Romano, all’interno del quale si trovano le Catacombe di San Callisto e il Parco degli Acquedotti, un grande area verde situata nell’area sud-est della città. Questo parco prende il nome dagli antichi acquedotti romani che offre uno scenario unico dove la natura si fonde con le maestose arcate degli antichi acquedotti romani, come l’Aqua Claudia e l’Anio Novus, ancora in piedi dopo duemila anni. Il parco è perfetto per fare jogging, camminate o anche per praticare yoga all’aperto, con ampie distese di erba e spazi tranquilli che permettono di staccare dalla frenesia urbana.

Villa Borghese

Il Parco di Villa Borghese è uno dei più grandi e celebri di Roma (foto: Deiziane Silva / Unsplash)

I musei da non perdere a Roma

Roma è una città che vanta una straordinaria ricchezza artistica, e i suoi musei sono custodi di opere che spaziano dall’antichità alla modernità. Ecco una selezione di musei imperdibili per chi desidera scoprire il meglio della cultura romana.

Cappella Sistina e Musei Vaticani

Vero e proprio must per chi visita la Città Eterna, i Musei Vaticani rappresentano una delle collezioni d’arte più celebri al mondo. Ospitano opere di inestimabile valore, come l’opera delle opere di Michelangelo, il Giudizio Universale, nella Cappella Sistina (all’interno della quale si svolge il Conclave per l’elezione del nuovo Papa), in assoluto una delle opere più straordinarie dell’intera storia dell’arte. La visita ai Musei Vaticani è un’esperienza indimenticabile che permette di esplorare secoli di arte, storia e cultura con una vasta gamma di sculture e dipinti provenienti da ogni angolo del mondo: dalle opere dell’antichità, di epoca greca e romana, come ad esempio il Lacoonte, l’Apoxyomenos e l’Apollo del Belvedere, ma anche esempi di arte egiziana ed etrusca, fino alle straordinarie opere di Raffaello, Caravaggio e Leonardo da Vinci.

Cappella Sistina

La Cappella Sistina, all’interno del quale si svolge il Conclave, è uno scrigno di arte e bellezza che non ha pari nel mondo (foto: Calvin Craig / Unsplash)

Musei Capitolini

I Musei Capitolini, affacciati sulla Piazza del Campidoglio, custodiscono una straordinaria collezione di opere d’arte antica, sculture, dipinti e reperti archeologici. Tra i capolavori più celebri spiccano la statua equestre di Marco Aurelio, la Lupa Capitolina, simbolo di Roma, il Galata morente, la Venere Capitolina e la monumentale testa colossale di Costantino. All’interno si trovano anche opere di grandi maestri come Caravaggio, Guercino, Rubens, Velázquez, TizianoGuido Reni. Dalla Terrazza Caffarelli si gode una vista spettacolare sui Fori Imperiali.

Vale la pena visitare anche la sede dei Musei Capitolini presso la Centrale Montemartini, un affascinante esempio di archeologia industriale riconvertito in sede museale. Situata in Via Ostiense 106, la centrale fu inaugurata nel 1912 come primo impianto pubblico per la produzione di energia elettrica della città e oggi custodisce una parte significativa delle sculture antiche provenienti dagli scavi romani seguendo un interessante percorso espositivo tra macchinari industriali, come turbine e caldaie, che contrastano con la bellezza dei marmi classici. Tra le opere esposte, la Musa Polimnia e il Mosaico di caccia di Santa Bibiana, che raccontano la storia di Roma dall’età repubblicana al tardo impero.

Galleria Borghese

La Galleria Borghese, all’interno del parco di Villa Borghese, è uno dei musei più importanti di Roma, ricavato all’interno di una villa settecentesca, e ospita una delle collezioni d’arte private più spettacolari della città. Tra le opere più importanti spiccano le sculture di Gian Lorenzo Bernini, tra cui Apollo e Dafne, con il momento della trasformazione in albero reso in modo stupefacente, Il Ratto di Proserpina, il David e Enea, Anchise e Ascanio. Non meno celebri sono i dipinti di Caravaggio, tra cui il sensuale Bacco, il drammatico Davide con la testa di Golia, con l’autoritratto dell’artista nella testa mozzata, e la potente Madonna dei Palafrenieri, inizialmente rifiutata da San Pietro per il suo realismo. Ci sono opere anche Tiziano, Correggio, e Raffaello, oltre alla celebre scultura neoclassica Paolina Borghese come Venere vincitrice di Antonio Canova.

Museo Nazionale Romano

Il Museo Nazionale Romano è uno dei più importanti complessi museali archeologici di Roma e d’Italia, articolato in diverse sedi storiche che custodiscono un eccezionale patrimonio dell’antichità. Le sue collezioni spaziano dalla preistoria al tardo impero romano e includono sculture, mosaici, affreschi, sarcofagi e oggetti d’uso quotidiano. Fra le varie sedi, quella di Palazzo Massimo alle Terme si trovano capolavori come il Pugile in riposo, la statua dell’Ermafrodito dormiente, gli splendidi affreschi della Villa di Livia e raffinati ritratti romani. A Palazzo Altemps, invece, si ammirano sculture greche e romane collezionate da grandi famiglie nobili, come i Ludovisi e gli Altemps. Le Terme di Diocleziano ospitano reperti epigrafici e ricostruzioni monumentali.

MAXXI – Museo Nazionale delle Arti del XXI secolo

Progettato dall’archistar Zaha Hadid, nel quartiere Flaminio di Roma, il MAXXI – Museo Nazionale delle Arti del XXI secolo, dedicato all’arte, all’architettura e al design, è una tappa fondamentale per gli amanti dell’arte contemporanea. Il museo ospita collezioni permanenti e mostre temporanee di artisti italiani e internazionali, promuovendo la creatività contemporanea in tutte le sue forme: pittura, scultura, fotografia, installazioni, videoarte e design. Oltre alla sezione d’arte, il MAXXI Architettura conserva disegni, modelli e fotografie di maestri come Pier Luigi Nervi, Aldo Rossi e Renzo Piano. L’edificio, diventato icona dell’architettura del XXI secolo, ospita anche incontri, performance e laboratori, che lo rendono un punto di riferimento del mondo culturale romano.

MAXXI - Museo Nazionale delle Arti del XXI secolo

Il MAXXI – Museo Nazionale delle Arti del XXI secolo è stato progettato dall’archistar Zaha Hadid nel quartiere Flaminio (foto: Pepe Nero / Unsplash)

I quartieri “minori” da scoprire a Roma

Oltre ai monumenti e alle zone più note, Roma custodisce angoli meno noti ma di grande fascino, spesso custodi dell’anima più autentica di Roma. Eccone una piccola selezione.

Coppedè, il quartiere fiabesco di Roma

Nel cuore di Roma si trova l’eclettico Quartiere Coppedè, un angolo nascosto della città che sembra appartenere a un’altra epoca. Progettato dall’architetto Gino Coppedè all’inizio del XX secolo, è un mix affascinante di stili architettonici con strade, palazzi liberty e piazze che creano un’atmosfera fiabesca che stupisce chiunque abbia la fortuna di scoprirlo.

La Garbatella e lo spirito popolare romano

Il quartiere Garbatella è uno dei più affascinanti di Roma, famoso per il suo spirito popolare e le sue caratteristiche case a cortile, tipiche dell’architettura degli anni Venti. Questo quartiere, che si sviluppò come zona residenziale per i lavoratori, è oggi un mix di tradizione e modernità. Le strade strette e tortuose, le piazze vivaci e i ristoranti tipici e i caffè fanno della Garbatella un luogo ideale per passeggiare e scoprire la vita quotidiana di Roma.

L’Eur, un inno all’architettura razionalista e modernista

Il quartiere Eur (Esposizione Universale di Roma), costruito per l’Esposizione Universale del 1942 che non ebbe mai luogo a causa della Seconda Guerra Mondiale, è un esempio di architettura razionalista e modernista. Caratterizzato da ampi viali, spazi verdi e imponenti edifici, l’Eur offre un’atmosfera unica che si distingue dal resto di Roma. Tra i luoghi più emblematici da visitare ci sono il Palazzo della Civiltà Italiana, noto anche come “Colosseo quadrato”, e il Museo della Civiltà Romana, che ospita una vasta collezione di modellini e reperti dell’antichità, e la Basilica dei Santi Pietro e Paolo, risalente al 1939.

L'Eur di Roma

Il quartiere Eur, costruito per l’Esposizione Universale del 1942, è uno splendido esempio di architettura razionalista e modernista (foto: Erin Doering / Unsplash)

Rione Monti, il quartiere bohémien della Capitale

Osterie, botteghe di artigiani, vinerie, stradine strette di sanpietrini e piazzette: questo è il rione Monti, uno dei quartieri più alla moda e bohémien della capitale, che ha saputo comunque conservare il suo carattere popolare. Il quartiere, che ha fra le su piazze più belle, la Piazza della Madonna dei Monti è perfetto per rilassanti passeggiate lontano dai consueti flussi turistici fra boutique, ristoranti e bei locali caratterizzati da un’atmosfera giovane e vivace.

Monteverde, per una delle viste più belle sulla città

Monteverde è un elegante quartiere residenziale di Roma, situato su una collina a ovest del Tevere, tra Trastevere, il Gianicolo e Villa Doria Pamphilj. Amato per la sua atmosfera tranquilla e signorile, unisce il fascino della Roma borghese del Novecento con la vicinanza a grandi spazi verdi e scorci panoramici. Si divide in Monteverde Vecchio, con villini storici e strade alberate, e Monteverde Nuovo, più moderno e vivace. Sulla sommità del colle si trova il celebre Belvedere del Gianicolo, che offre una delle viste panoramiche più spettacolari su Roma, spaziando dai tetti del centro storico fino alla cupola di San Pietro e oltre. Luogo romantico per eccellenza, è il posto perfetto per ammirare il tramonto sulla Capitale, quando la luce dorata della sera illumina i tetti, i campanili e le svariate cupole che punteggiano la città.

Testaccio fra trattorie e piatti tipici

Questo antico quartiere operaio è conosciuto per il suo mercato e per le trattorie che servono i piatti tipici della tradizione romana. Testaccio è anche famoso per il Monte dei Cocci, una collina artificiale alta 54 metri, situata nell’antica zona portuale di Roma, formata dall’accumulo ordinato di milioni di frammenti di anfore (testae) utilizzate per il trasporto di merci nel vicino porto fluviale sul Tevere. In epoca romana fungeva da vera e propria discarica organizzata, con rampe per i carri e uso della calce per neutralizzare l’olio residuo. Abbandonata la funzione originaria, dal Medioevo il monte divenne luogo di feste popolari e, nei secoli successivi, le grotte scavate alla base vennero trasformate nei caratteristici “grottini”, oggi ristoranti e locali che animano la movida romana.

Viaggio nei sapori: le delizie della cucina romana

La cucina romana è una delle più gustose d’Italia e per conosce appieno la cultura capitolina non si può non fare un tuffo nella gastronomia locale. Tra le specialità, primi piatti come la Carbonara, preparata con uova, guanciale e pecorino, la Cacio e pepe, l’Amatriciana, con guanciale e pomodoro, e la Gricia, considerata l’antenata della Carbonara. Fra i secondi, la trippa alla romana, la coda alla vaccinara e i saltimbocca alla romana. Senza dimenticare i carciofi alla giudia o alla romana, piatti storici della cucina ebraico-romana. Tra i cibi da strada, imperdibili i supplì al telefono, crocchette di riso ripiene di mozzarella, e la pinsa, focaccia croccante fuori e morbida dentro condita nei modi più vari, mentre, fra i dolci, imperdibile è il maritozzo con la panna, simbolo delle colazioni romane.

Hotel Donna Camilla

Il boutique hotel Donna Camilla Savelli è ricavato all’interno di uno splendido convento barocco ai piedi del Gianicolo.

Dove dormire e mangiare a Roma

La Capitale offre un’ampia gamma di accomodation. Eccone una selezione: Hotel Donna Camilla Savelli, suggestivo boutique hotel ai piedi del Gianicolo ricavato all’interno di un antico convento progettato dall’architetto Francesco Borromini nel 1642. Ottimo il ristorante il Ferro e il Fuoco, con piatti che mixano tradizione e modernità. Buonissimo anche il ristorante Longitude 12, all’interno dell’hotel Le Méridien Visconti Rome, per chi cerca piatti ricercati e atmosfera chic. Fra le trattorie veraci, l’Osteria Bonelli, nel quartiere Alessandrino, e Domenico dal 1968, nel quartiere San Giovanni.

Vincenzo Petraglia

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Chi è Robert Francis Prevost, il nuovo Papa con il nome di Leone XIV 9 May 6:22 AM (2 days ago)

A partire dal tardo pomeriggio di giovedì 8 maggio, la Chiesa cattolica ha di nuovo un Papa. Il primo nella storia che sia nato negli Stati Uniti. Il successore di Francesco è Robert Francis Prevost che, per il suo pontificato, ha scelto il nome di Leone XIV.

Papa Leone XIV dalla Loggia

Foto Edgar Beltrán / The Pillar, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons

Biografia di Robert Francis Prevost

Robert Francis Prevost compirà settant’anni il prossimo 14 settembre. Si è laureato in Matematica e diplomato in Filosofia a Philadelphia, per poi conseguire un dottorato in diritto canonico a Roma.

Pur essendo nato a Chicago, è considerato “il meno statunitense” tra suoi connazionali cardinali, avendo trascorso buona parte della sua vita all’estero. In particolare, ha vissuto per diversi anni in Perù, prima come missionario e in seguito come priore di comunità, parroco e poi vescovo. Ha la doppia cittadinanza, statunitense e peruviana; significativa anche la scelta di intervallare il suo discorso di insediamento, tenuto (come da prassi) in italiano, con alcune frasi in spagnolo e non in inglese. Parla anche francese e portoghese e sa leggere latino e tedesco.

Come lui stesso ci ha tenuto a sottolineare, è un agostiniano: mai prima d’ora un Papa era stato un esponente di questo ordine, ispirato ai princìpi di vita comunitaria scritti da Agostino d’Ippona. È stato alla guida dell’Ordine di Sant’Agostino – con la carica di priore generale – per due mandati, dal 2001 al 2013. Era molto vicino a Papa Francesco: è stato lui a nominarlo prima vescovo, nel 2014, e poi cardinale, nel 2023. E proprio in qualità di cardinale elettore ha partecipato al Conclave da cui, dopo appena quattro scrutini, è stato eletto Papa.

Il primo discorso di Papa Leone XIV

Il primo atto con cui un Pontefice esprime il proprio orientamento è la scelta del nome. Jorge Mario Bergoglio, in questo senso, aveva lanciato un messaggio potente adottando – per la prima volta nella storia – il nome di San Francesco, il santo che si prendeva cura degli ultimi e che credeva nell’armonia con il Creato.

Non è altrettanto immediato interpretare un nome come Leone XIV. Quello che sappiamo è che il precedente Papa ad aver preso il nome di Leone, vale a dire Vincenzo Gioacchino Pecci tra il 1878 e il 1903, era convinto che la Chiesa dovesse dialogare con il mondo moderno e con le sfide del suo tempo. La sua enciclica Rerum novarum, pubblicata nel 1891, è considerata il testo fondativo della moderna dottrina sociale cristiana.

Le parole con cui Papa Leone XVI si è presentato alla folla che lo attendeva incredula a San Pietro hanno un sapore programmatico. “La pace sia con voi!”, ha esordito, visibilmente emozionato.

“Fratelli, sorelle carissimi, questo è il primo saluto del Cristo Risorto, il buon pastore che ha dato la vita per il gregge di Dio. Anch’io vorrei che questo saluto di pace entrasse nel nostro cuore, le vostre famiglie, a tutte le persone, ovunque siano, a tutti i popoli, a tutta la terra. La pace sia con voi”.

Una presa di posizione che è connaturata all’identità della Chiesa ma risulta comunque tutt’altro che banale in un momento in cui la Palestina è pressoché rasa al suolo insieme al suo popolo e addirittura il funerale di Papa Francesco diventa teatro di un confronto sulla guerra in Ucraina. Così come, mentre l’Europa investe centinaia di miliardi nel riarmo, non è banale invocare “una pace disarmata e una pace disarmante”.

Cosa sappiamo delle posizioni di Papa Leone XIV

Nelle ore immediatamente successive all’annuncio, giornali e osservatori si sono affrettati a interpretare le posizioni del nuovo Papa sui grandi temi del presente. Ambiti in cui la Chiesa cattolica, pur non potendo intervenire direttamente, esercita almeno una forma di moral suasion.

Non è così semplice: gli stretti collaboratori di Prevost lo descrivono come una persona pacata che non si sbilancia facilmente. Un suo profilo pubblicato dal New York Times nei giorni del conclave sottolinea come Leone XVI sia in forte continuità con Francesco per la dedizione nei confronti di poveri e migranti. Un leader della Chiesa, ha dichiarato lui stesso, è “chiamato autenticamente a essere umile, vicino al popolo che serve, a camminare con lui, a soffrire con lui”. Un’attitudine che evidentemente è figlia anche del suo passato come missionario.

Finora Prevost ha espresso posizioni molto più conservatrici sui diritti delle persone Lgbtqia+ e sul loro eventuale coinvolgimento nella vita della Chiesa. Ha stigmatizzato in più occasioni le cosiddette “famiglie alternative” e la presunta “promozione dell’ideologia gender”, ricalcando peraltro la visione del suo predecessore.

Da cardinale, ha criticato anche l’ipotesi di estendere l’ordinazione sacerdotale alle donne. Si è poi discusso molto della sua gestione di due casi di abusi sessuali su minori commessi da sacerdoti: uno risale a oltre venticinque anni fa, quando era priore provinciale dell’ordine di Sant’Agostino a Chicago, mentre il secondo è più recente ed è avvenuto in Perù. In entrambi i casi, il Vaticano ha negato ogni sua responsabilità.

Valentina Neri

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Cos’è la sezione aurea in natura: spiegazione ed esempi 9 May 1:53 AM (2 days ago)

Matematica e natura sembrano non avere niente a che fare l’una con l’altra, a primo impatto. Eppure, la sezione aurea in natura è pronta a smentirci e a dimostrarci un legame tanto affascinante quanto indissolubile. Ma di cosa si tratta, più nel dettaglio?  Detta anche costante di Fidia, la sezione aurea non è altro che un numero: 1,618. Un numero che ritroviamo, sorprendentemente, in moltissimi aspetti della natura, e che si manifesta in modo del tutto naturale, incuriosendo scienziati, artisti e filosofi da secoli e secoli. Non solo la matematica può salvarci dal climate change, quindi -come suggerisce la docente di biostatistica di Harvard Francesca Dominici-, ma è anche responsabile delle proporzioni e dell’estetica della natura che ci circonda. Scopriamo in che modo lungo il corso di questo articolo, e dove è possibile vedere con i propri occhi i risultati del rapporto aureo in natura. 

sezione aurea in natura

Foto Freepik

Che cos’è la sezione aurea: spiegazione semplice

Nota anche come divina proporzione o rapporto aureo, la sezione aurea è una proporzione matematica affascinante e speciale, pari ad un valore approssimativo di 1,618 ed è rappresentata dalla lettera greca φ\varphiφ (phi).

Ma come si arriva a questo valore? Lo si ottiene quando un segmento viene diviso in due parti in modo tale che il rapporto tra la parte più lunga e quella più corta sia uguale al rapporto che esiste tra l’intero segmento e la parte più lunga. 

Il concetto di numero aureo non è certo cosa nuova. Anzi, risale all’antichità e venne studiato da matematici come Euclide già nel III secolo a.C., e successivamente da Leonardo Fibonacci, con la sua famosa sequenza numerica. La sequenza di Fibonacci è in effetti strettamente legata alla sezione aurea, poiché il rapporto tra due numeri consecutivi della sequenza tende in modo progressivo al valore di φ\varphiφ.

Alla base di molte forme naturali, la sezione aurea è stata sfruttata e continua ad essere utilizzata anche nel mondo dell’arte e dell’architettura, per via della sua capacità di far ottenere forme armoniose e perfettamente proporzionate. 

esempi di sezione aurea in natura

Foto Pixabay – Peggy_Marco

Dove si trova la sezione aurea in natura

Anche se siamo sempre erroneamente alla ricerca della perfezione, sappiamo che non esiste. Non per noi, quantomeno, e va bene così. In natura, però, le cose sono un po’ diverse, e alcune strutture -anche per via del rapporto aureo- ci si avvicinano al millimetro. Questa sezione si manifesta infatti in numerosi elementi naturali, regolando la crescita e la disposizione di molte strutture viventi in modo efficiente e armonioso. 

Vediamo dove è possibile trovarla. Piccola anticipazione? Praticamente ovunque. 

Piante e fiori 

Il mondo delle piante è ricco di esempi di rapporto aureo in natura. 

I semi di girasole, ottimi anche come semi da mangiare, si dispongono in spirali che seguono la sequenza di Fibonacco, il cui rapporto tra numeri successivi -lo abbiamo detto- si avvicina alla sezione aurea. Non si tratta solo di mera estetica: questo consente loro una distribuzione ottimale per la loro stessa crescita. 

Qualcosa di molto simile succede con i petali dei fiori, che spesso crescono seguendo la spirale aurea in modo da massimizzare la cattura della luce solare. Basti pensare alle margherite, che hanno i petali disposti proprio secondo la proporzione aurea. 

Anche le foglie delle piante si distribuiscono lungo il fusto in base a tale proporzione, per ottimizzare il processo di fotosintesi clorofilliana e ridurre il rischio di ombreggiamento reciproco. 

Estetica, sì, ma solo di conseguenza. La ragione principale per cui esiste questa proporzione in natura è la funzionalità delle strutture che la presentano. 

Conchiglie e strutture marine 

Non solo nel verde, ma anche nel blu: il mare ci riserva diversi esempi di rapporto aureo in natura. La conchiglia del Nautilus è forse la dimostrazione più nota di come si comporta questa proporzione naturale. La sua spirale, infatti, segue in modo perfetto la curva aurea.  Anche nelle chiocciole e in altre creature marine, le spirali della loro crescita seguono la proporzione aurea per garantire uno sviluppo bilanciato.

Corpo umano e animali 

Parlavamo della nostra spasmodica -e inutile- ricerca della perfezione, nel senso più ampio del termine. Se cercare di essere perfetti in ogni aspetto e in ogni contesto è uno sforzo inutile e dannoso per la nostra salute, è anche vero che la natura qualcosa di perfetto ce lo ha già donato: il numero aureo, infatti, riguarda anche il corpo umano. 

La sezione aurea è presente nel nostro corpo in varie proporzioni. Il rapporto tra la lunghezza del braccio e dell’avambraccio, tra le falangi delle dita e perfino nelle proporzioni del volto: la natura ha pensato proprio a tutto. 

Anche in alcuni animali, come le ali delle farfalle o la disposizione delle squame dei pesci, è possibile trovare questo rapporto armonioso.

Strutture molecolari e DNA 

Sempre restando nell’ambito del corpo umano, ci viene in mente la spirale più famosa di tutte: quella del DNALa proporzione tra la lunghezza e la larghezza di un giro della doppia elica si avvicina moltissimo al valore della sezione aurea, suggerendo come questa proporzione sia fondamentale anche a livello microscopico.

Galassie e fenomeni astronomici 

Se vi è mai capitato di osservare il cielo con attenzione, magari con gli strumenti giusti in un osservatorio astronomico, probabilmente ve ne sarete già resi conto: la divina proporzione si trova anche lì, tra le galassie. Parliamo delle galassie a spirale, proprio come la nostra Via Lattea, che segue la spirale aurea nella disposizione dei suoi bracci.  Similmente fanno cicloni e uragani, che spesso assumono una forma che richiama la spirale della sezione aurea. 

Esempi di sezione aurea in natura

Ne abbiamo visti alcuni, ma gli esempi di come la sezione aurea si manifesti in natura non sono certo finiti qui. Anzi, potremmo andare avanti all’infinito. 

L’ananas non è solo uno dei 15 cibi più salutari da portare in tavola, ma è anche tra gli esempi più affascinanti di questa proporzione. Le squame del frutto si sviluppano infatti in spirali ascendenti e discendenti, il cui numero spesso corrisponde a due numeri consecutivi della sequenza di Fibonacci. Per esempio, 8 e 13 o 13 e 21.
Tale disposizione permette alla pianta di crescere in modo efficiente, ottimizzando lo spazio e la distribuzione dei nutrienti. E gli conferisce anche l’aspetto esteticamente perfetto che lo caratterizza.

Aspetto simile a quello delle pigne, che in effetti sono un altro esempio interessante di sezione aurea in natura.  Le squame della pigna sono disposte in spirali che seguono la sequenza di Fibonacci, e che creano una disposizione ottimale per la crescita dei semi. Se osserviamo una pigna da vicino, possiamo notare che le spirali su entrambi i lati della pigna seguono numeri consecutivi della sequenza, come succedeva per l’ananas, riflettendo la perfezione della proporzione aurea nel mondo naturale.

rapporto aureo in natura

Foto Freepik – mrsiraphol

A cosa serve il rapporto aureo in natura

Un po’ lo abbiamo già detto, ma è importante fare il punto: a cosa serve il rapporto aureo nel mondo naturale? A questo punto è chiaro che non sia solo una pura questione di estetica. Anzi, la bellezza e la perfezione esteriore che risulta è solo una conseguenza della proporzione, ma non è il suo obiettivo primario. 

La costante di Fidia, in realtà, serve a ottimizzare efficienza, crescita e distribuzione nelle forme biologiche e nei processi naturali. La sua applicazione fa sì che le strutture organiche crescano in modo equilibrato e armonioso, riducendo il dispendio di energia e risorse. Si tratta di una scelta ecologica che la natura stessa ha fatto per sé, in poche parole, per agire su: 

Si tratta di una vera e propria strategia biologica messa in atto dalla natura per permettere alle forme di vita di crescere in modo più efficientemente organizzato, ottimizzando le risorse e aumentando le possibilità di sopravvivenza. 

Cosa ci insegna la seziona aurea in natura?

Armonia ed efficienza sono fondamentali per il benessere e la sopravvivenza: questo, in poche parole, è ciò che la sezione aurea in natura vuole dirci. L’insegnamento che possiamo trarre dalla scoperta di tanta perfezione in ogni cosa intorno a noi. 

Questa proporzione, che si manifesta nelle più disparate forme di vita e strutture naturali, ci mostra come la bellezza non sia solo una questione estetica, ma anche un principio di organizzazione ottimale. 

Le piante, gli animali e persino i fenomeni naturali che seguono il rapporto aureo sono esempi di come la natura utilizzi la matematica per garantire equilibrio, crescita sostenibile e massimizzazione delle risorse

Osservando il mondo che ci circonda, la sezione aurea ci invita a riflettere sull’importanza di un approccio armonioso e sostenibile, che possa ispirare non solo la scienza e l’arte, ma anche le nostre scelte quotidiane verso un mondo più equilibrato e rispettoso dell’ambiente.

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Lievito madre: cos’è, come si fa e come si rinfresca 8 May 11:00 PM (3 days ago)

Sembravamo essercene dimenticati, eppure negli ultimi anni è tornato fortemente “di moda”, per lo meno in cucina. Stiamo parlando del lievito madre (noto anche come pasta madre) con il quale gli italiani (e non solo) si sono riscoperti improvvisamente panifcatori e pizzaioli seriali. Eppure chi non se ne intende di cucina potrebbe non sapere cos’è il lievito madre e a cosa serve, né perché vada nutrito e alimentato periodicamente per non farlo “morire”. Questa guida è per loro, ma anche per chi vorrebbe saperne di più sul tema e, magari, imparare a  preparare il lievito madre a casa per poterlo utilizzare in casa per pizze, pane, torte salate e più che ne ha più ne metta!

Lievito madre

Foto di Anshu A / Unsplash

Cos’è il lievito madre?

Partiamo dall’Abc: cos’è il lievito madre? Ebbene, si tratta di un semplice impasto di acqua e farina naturalmente colonizzato da batteri e lieviti che in esso vivono attivando naturali processi di fermentazione lattica e acetica, che rendono la massa idonea per l’utilizzo in alcuni prodotti lievitati. Il motivo è da ricercarsi nell’acidità della pasta che rallenta la crescita delle muffe aumentando la durata dei panificati e dei dolci prodotti con il lievito madre.

La fermentazione lattica, da parte sua, dà invece alla produzione dei lievitati con pasta madre sapori e profumi caratterizzanti oltre a generare l’alveolatura tipica tanto ricercata dagli amanti di questo tipo di panificazione.

Chi vuole cominciare a usare il lievito madre nelle proprie preparazioni deve innanzitutto procurarselo. Se non si conosce nessuno disposto a “cederne” un pezzetto, si può procedere ex novo preparandolo direttamente a casa. Ma come procedere?

Fare il lievito madre non è poi così difficile, ma bisogna certamente armarsi di santa pazienza perché il tempo è una variante da non trascurare. Gli ingredienti per fare il lievito madre sono soltanto acqua e farina. Quest’ultima deve essere di buona qualità perché i sali minerali, gli zuccheri e le proteine in essa contenuti contribuiscono a una buona colonizzazione. Insomma, come si fa il lievito madre? Esistono diversi modi per agevolare la fermentazione, per esempio unendo alla miscela iniziale di acqua e farina uno starter che può essere uvetta, yogurt o miele. Per capire come fare, noi ci affideremo al metodo Bonci, che prevede l’utilizzo di uvetta, e al metodo Longoni, che usa solo acqua e farina.

Come fare il lievito madre: il metodo Bonci

Il metodo Bonci per la preparazione del lievito madre è uno dei più noti e apprezzati per la sua semplicità e naturalezza. Questo procedimento prevede l’utilizzo dell’uvetta come starter naturale. Questo approccio sfrutta infatti lieviti e i batteri presenti sulla buccia dell’uva passa per avviare la fermentazione.

Ingredienti

Preparazione dello starter

  1. Lava accuratamente l’uvetta in acqua tiepida per eliminare impurità e paraffine.
  2. Metti l’uvetta in una ciotola con i 120 g di acqua e lascia in ammollo per 20 minuti.
  3. Frulla il tutto con un minipimer, ottenendo un composto non troppo omogeneo.
  4. Aggiungi le farine e mescola con una spatola fino a ottenere un impasto morbido e colloso.
  5. Trasferisci il composto in un barattolo capiente, coprilo con una garza umida fissata con un elastico e lascia fermentare a temperatura ambiente per 48 ore.

Giorno 3: primo rinfresco

Per procedere al primo rinfresco avrai bisogno dei seguenti ingredienti:

Procedi poi così:

  1. Preleva una cucchiaiata abbondante dello starter (preferibilmente dal centro) e mettila in una ciotola.
  2. Aggiungi le farine e l’acqua, mescolando con un cucchiaio fino a incorporare gli ingredienti.
  3. Trasferisci l’impasto su un piano di lavoro e lavoralo a mano, effettuando pieghe per ossigenarlo, fino a ottenere una pallina liscia.
  4. Riponi l’impasto in un barattolo (senza guarnizione per permettere il ricambio d’aria) e lascia fermentare a temperatura ambiente.

Successivi rinfreschi

Per preparare il lievito madre con il metodo Bonci i rinfreschi sono importantissimi. Dovrai procedere ogni 48 ore utilizzando le stesse dosi e lo stesso procedimento illustrato per il primo rinfresco. Ricorda che il passaggio delle pieghe è importantissimo, perché serve per ossigenare l’impasto e permettergli di diventare, col tempo, vero e proprio lievito madre.

Durante i rinfreschi dovrai però fare attenzione a scartare la parte esterna, utilizzando invece soltanto il cuore dell’impasto. Dovrai procedere così per ben 31 giorni (ci vuole un po’ di pazienza), durante i quali il lievito madre svilupperà stabilità e forza. Dopo 31 giorni, il lievito madre sarà pronto per essere utilizzato in varie preparazioni, come pane, pizza, panettoni e colombe.

Come fare il lievito madre: metodo Longoni

Come anticipato, il Metodo Longhi per fare il lievito madre utilizza solo acqua e farina. Questo metodo è pensato per essere accessibile anche ai principianti, pur mantenendo un approccio professionale. Si basa su pochi ingredienti, attenzione alle temperature (procurati un termometro da cucina!)e osservazione costante. E si tratta, sulla carta, di un metodo più veloce perché avrai il tuo primo lievito madre in soli 10 giorni. Qui sotto trovi la spiegazione come è stata illustrata su “Il cucchiaio d’Argento”. Partiamo, innanzitutto, dagli ingredienti

Giorno 1

  1. Unire l’acqua e la farina
  2. Mescolarla in un piccolo contenitore di vetro fino a ottenere un impasto omogeneo
  3. Fai attenzione alla temperatura, che dovrà essere di 35°C
  4. Impastato il tutto, copri il barattolo con una garza o un panno traspirante
  5. Lascia riposare a temperatura ambiente per 48 ore

Dal giorno 3 al giorno 7

Il terzo giorno dovrai fare il primo rinfresco, utilizzando però questa volta la farina di grano tenero (con media forza). Avrai bisogno di:

Mescola tutti gli ingredienti e lasciare riposare a temperatura ambiente, avendo cura di coprire il barattolo con una garza o un panno traspirante Questa operazione va effettuata ogni 24 ore (possibilmente alla stessa ora) fino al giorno 7.

Il settimo giorno il lievito madre sarà pronto per essere utilizzato. Noterai nell’impasto grande attività fermentativa e bolle evidente. Potrai conservarla nel comparto meno freddo del frigorifero (a circa 8-10°C), procedendo a rinfrescarla ogni 3-4 giorni.

Doppia lievitazione col lievito madre

Foto di Claudia Stucki / Unsplash

Nutrire il lievito madre: i rinfreschi

Come anticipato, il lievito madre è vivo, e quindi ha bisogno di essere “nutrito” affinché possa continuare il proprio ciclo biologico. Il nutrimento del lievito avviene attraverso i cosiddetti rinfreschi. Si tratta di un’operazione ricorrente con la quale si impasta una parte di lievito con altra acqua e farina le cui proporzioni variano a seconda dell’idratazione che si è deciso di dare al proprio lievito: esiste infatti la pasta madre solida, la cui idratazione è al 50%, e quella liquida (detta lievito in coltura liquida o li.co.li.), con idratazione al 100%.

Pasta madre solida

E’ un impasto di acqua e farina in cui l’acqua rappresenta il 50% del peso della farina. A prevalere sono i batteri acetici. La sua gestione deve essere più costante rispetto a quella del lievito madre in coltura liquida. E’ più adatta per la realizzazione dei grandi lievitati da ricorrenza come panettone, pandoro e colomba.

Pasta madre in coltura liquida

E’ un impasto di acqua e farina in cui acqua e farina hanno pari peso. A prevalere sono i batteri lattici. La sua gestione è più semplice rispetto a quella della pasta madre solida perché i rinfreschi possono essere fatti con minore frequenza. E’ adatta alla gestione casalinga.

Come utilizzare il lievito madre

Il lievito madre si aggiunge all’impasto dei vostri panificati dopo il rinfresco e il raddoppio dello stesso. Fare il pane o la pizza con lievito madre non è immediato. I lievitati, infatti, devono fare una doppia lievitazione: la prima, al raddoppio, dopo il primo impasto e una seconda prima di mettere in forno.

Le percentuali di pasta madre solida o lievito in coltura liquida da utilizzare dipendono dalla ricetta e dalla stagione in corso (in estate ne serve meno).

Rosa Olivieri

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Camino solare: cos’è, come funziona e quali vantaggi ha 8 May 10:08 PM (3 days ago)

Il camino solare è una soluzione utile per migliorare la ventilazione naturale e il comfort, ottenendo anche su un risparmio energetico. E non è neanche difficile da realizzare, visto che utilizza lo stesso principio alla base del funzionamento di un camino tradizionale. Tra i suoi vantaggi c’è poi anche quello che può essere adottato sia in nuove costruzioni che in edifici esistenti mediante un intervento di ristrutturazione. Gli esempi non mancano: nel campus della Harvard University, negli Stati Uniti, l’ammodernamento di un edificio costruito prima della Seconda guerra mondiale, divenuto un laboratorio vivente e un prototipo a energia positiva, HouseZero, ha ad esempio  contemplato l’adozione di un camino solare. Nell’intervento di conversione da energivoro a nZEB (near zero energy building) ha previsto, proprio questa soluzione per la ventilazione naturale al 100% senza emissioni. A Milano, le Torri Garibaldi, due grattacieli nei pressi della stazione omonima, hanno contemplato l’impiego di camini solari per favorire il raffrescamento naturale. Ma andiamo con ordine per scoprire innanzitutto cos’è un camino solare, e soprattutto, come funziona.

Interno di una casa

Foto di Emily Wang su Unsplash

Cos’è il camino solare

Ma precisamente cos’è un camino solare? Chiamato anche camino termico, si tratta di un sistema di ventilazione naturale che utilizza la radiazione solare per produrre flussi d’aria convettivi. Tali flussi estraggono l’aria dall’interno di un edificio o di una stanza, dissipando l’eccesso di calore, migliorando il comfort termico e la qualità dell’aria interna, rimuovendo anche i contaminanti. 

In un camino solare, il calore naturale del sole riscalda l’aria nel camino, facendola salire e creando una corrente d’aria che appunto sposta l’aria calda fuori dalla struttura. Questo processo di riscaldamento fa sì che l’aria più fredda dal basso venga aspirata nel camino per riscaldarsi, mentre l’aria calda viene rilasciata dall’alto. L’atto di aspirare aria più fredda crea movimento d’aria, assicurando una ventilazione negli ambienti.

Come funziona il camino solare

Il funzionamento del camino solare è molto semplice. E’ composto infatti da tre elementi principali:

Il sistema accumula calore mediante l’assorbimento della radiazione solare, producendo moti di galleggiamento nel pozzo di ventilazione.

Una delle cose più importanti da considerare quando si predispone

Interni di casa

Foto di Elmer Cañas su Unsplash

un camino solare è tuttavia il posizionamento. Il camino solare deve essere collocato sul tetto di una struttura, in un’area bene esposta al sole, meglio se nelle ore più calde, ovvero quelle pomeridiane. È anche importante considerare le caratteristiche termiche del camino solare e progettarlo con materiali che assorbono la maggior parte del calore.

La dimensione del camino solare è un altro aspetto importante: più grande è il camino, più sarà efficace.

Benefici e vantaggi del camino solare

Il camino solare ha una particolare rilevanza nel periodo estivo, quando la ventilazione gioca un ruolo importante nel raffrescamento. Poter contare su un sistema di ventilazione naturale come il camino termico riduce infatti l’impiego del condizionatore.

Gli edifici dipendono in genere da sistemi di ventilazione meccanica per fornire aria fresca e migliorare il comfort termico interno. Tuttavia, questa dipendenza spesso si traduce in un consumo energetico significativo e in emissioni di CO2. Riscaldamento e raffreddamento costituiscono infatti una parte sostanziale del consumo energetico totale dell’edificio, che varia dal 18% al 73% a livello globale.

Il camino solare, che – come detto – utilizza l’effetto camino per guidare il flusso d’aria, rappresenta un affidabile sistema di ventilazione passiva. È stato osservato che l’impiego di camini termici comporta risparmi che vanno dal 13% a più del 20% in termini di carico di raffreddamento effettivo, secondo studi condotti in alcune città statunitensi caratterizzate da condizioni climatiche diverse.

Andrea Ballocchi

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Alla scoperta dei segreti dell’oceano con la One Ocean Week di Milano 8 May 8:47 AM (3 days ago)

Milano, capitale del mare? Per quattro giorni sì. Dal 22 al 25 maggio, il cuore urbano della città – la Darsena di Piazza XXIV Maggio – si trasforma in un’inedita finestra sul mondo marino grazie alla quarta edizione della One Ocean Week, organizzata da One Ocean Foundation. Un evento gratuito e aperto a tutti, che quest’anno promette un’esperienza immersiva e multidisciplinare all’interno dell’Ocean Sphere, una suggestiva cupola trasparente interamente dedicata al mare.

Il titolo di questa edizione, “L’oceano che non conosci”, non è solo evocativo, ma è anche un monito. Nonostante gli oceani coprano oltre il 70% della superficie terrestre, solo il 5% delle loro profondità è stato realmente esplorato. Eppure, si stima che vi sia custodito l’80% della biodiversità del pianeta. La manifestazione milanese vuole allora contribuire a colmare questa distanza, raccontando un oceano fatto di scienza, cultura, economia e nuove opportunità. D’altronde, sottolinea Riccardo Bonadeo, presidente di One Ocean Foundation, “solo ciò che si conosce davvero si può proteggere”.

Oceano, Ocean Week

Il 95% dell’oceano resta inesplorato, eppure ospita ben l’80% delle specie viventi del pianeta.

Il mare in numeri e in azione

A inaugurare la manifestazione sarà il lancio italiano dell’Ocean Impact Initiative, il primo framework globale per misurare l’impatto dei settori economici sugli ecosistemi marini. Nato da una ricerca congiunta tra One Ocean Foundation, SDA Bocconi, McKinsey & Company e CSIC, questo strumento sarà successivamente presentato a livello europeo il 7 giugno, al Blue Economy Finance Forum di Montecarlo.

A Milano, dibattiti, tavole rotonde e testimonianze di esperti come Stefano Pogutz e Divaldo Rezende, che affrontano temi chiave dell’economia blu: dal ruolo delle donne nella transizione sostenibile, alla necessità di una metrica per il “carbonio blu” nel Mediterraneo, fino ai casi virtuosi di imprese rigenerative come Slow Fiber.

Scienza, nuove generazioni, progetti virtuosi

Uno degli annunci di maggiore rilievo sarà l’estensione in Sardegna del progetto Blue Forest, la più grande iniziativa di riforestazione marina del Mediterraneo per la tutela della posidonia oceanica, in collaborazione con l’Università di Sassari, Pirelli e Smeralda Holding.

La divulgazione scientifica trova spazio durante la kermesse meneghina anche grazie a voci appassionate e trasversali come Marco Spinelli, Andrea Morello (Sea Shepherd Italia), Giovanni Storti e Johanna Maggy, pronti a raccontare il mare da prospettive differenti ma complementari.

Grande attenzione anche ai più piccoli, con laboratori didattici ed esperienze educative curate da partner come Sea Shepherd Italia, Origamate e l’Acquario Civico di Milano: per favorire un “cambiamento educativo blu” al fine di coltivare la consapevolezza ambientale nelle nuove generazioni.

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“Cibo blu”, arte e cinema… l’oceano dei sensi

Tra le novità di quest’anno, spicca il focus sui “blue food”: alimenti marini sostenibili al centro di workshop, showcooking e dibattiti. Chef come Chiara Pavan, assieme a realtà emergenti come Blueat (che valorizza il granchio blu), AlgaUlisse e KelpEAT, esplorano il futuro della nutrizione tra gusto, innovazione e tutela dell’ambiente marino.

La Darsena diventa anche palcoscenico artistico e cinematografico. L’installazione “Oceanic Humanity” dell’artista Avvassena, realizzata in esclusiva per One Ocean Week, mette in dialogo radiografie umane e immagini microscopiche di plancton. A guidare gli incontri culturali l’attrice Anna Favella, ambassador della fondazione, tra Ocean Talks e Ocean Cinema, in collaborazione con Riviera International Film Festival e Ocean Film Festival.

Il programma completo è disponibile sul sito ufficiale della One Ocean Week.

Vincenzo Petraglia

>>>  TI POTREBBE INTERESSARE ANCHE >>> Giulio Magni: «La salute del mare riguarda tutti»

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Ferrovie più belle del mondo: viaggio su rotaia a caccia di panorami 7 May 11:16 PM (4 days ago)

Viaggiare su rotaia è sempre un’esperienza “slow” e nello stesso tempo emozionante, sia che si scelga un piccolo treno alpino che un esotico “express” di lusso. E se siete a caccia di panorami, ci sono ferrovie spettacolari in Italia e nel mondo, davvero da non perdere. Ecco una selezione delle linee ferroviarie più belle del mondo e dei treni panoramici più affascinanti, tra paesaggi mozzafiato e tratte leggendarie. Dal Bernina Express al Tren a las Nubes, passando per il fiabesco convoglio di Harry Potter, ogni treno racconta una storia e offre un modo diverso di scoprire il mondo. Dieci avventure davvero da non perdere: pronti a salire in carrozza?

Ferrovie più belle

Foto Shutterstock

Le 10 ferrovie più belle in Italia e nel mondo

Abbiamo scelto i viaggi in treno più belli d’Italia e i treni panoramici più famosi in Europa e negli altri continenti. Ecco la nostra selezione dove troverete ferrovie spettacolari come quella del Darjeeling, in India, e grandi treni panoramici e storici, alcuni entrati nel mito come l’Orient Express, secondo molti il treno più bello del mondo.

Bernina Express (Svizzera-Italia)

Una delle ferrovie più belle d’Italia è d’Europa è senza dubbio quella del Bernina Express, che collega Tirano (Italia) a St. Moritz (Svizzera), forse il treno più spettacolare delle Alpi. Questa tratta, patrimonio UNESCO, regala scorci indimenticabili sulle vette alpine, con viadotti mozzafiato come il Brusio, un ponte elicoidale unico nel suo genere. In inverno vi sembrerà di viaggiare in un mondo incantato fatto di ghiaccio e neve, mentre in estate vi immergerete nella natura, con il verde dei pascoli che si specchia nei laghi cristallini.

Da non perdere: il passo del Bernina, il punto più alto raggiunto da un treno senza cremagliera (2.253 metri).ù

Il trenino rosso del Bernina lungo la riva del lago bianco e del Piz Cambrena

Il trenino rosso del Bernina lungo la riva del lago bianco e del Piz Cambrena – Foto Shutterstock

Ferrovia di Flam (Norvegia)

Se amate la natura selvaggia, la Ferrovia di Flam in Norvegia è un’esperienza imperdibile. Questo treno che scende dai fiordi viaggia su una delle linee ferroviarie più belle del mondo: parte dall’altopiano di Myrdal e, in un tragitto di soli 20 km, scende fino al fiordo di Aurlandsfjord con un dislivello di 867 metri. Il percorso è un susseguirsi di cascate, tunnel scavati nella roccia e viste mozzafiato sui fiordi norvegesi.

Da non perdere: la fermata alla cascata Kjosfossen, con la possibilità di scendere dal treno per ammirare la potenza dell’acqua.

Flam Railway

Flam Railway – Foto Shutterstock

Glacier Express (Svizzera)

Conosciuto come il treno più lento del mondo, il Glacier Express impiega circa 8 ore per coprire i 291 km tra Zermatt e St. Moritz, in Svizzera. Ma il tempo qui è un valore aggiunto: il percorso che attraversa 291 ponti e 91 tunnel, tra ghiacciai e vallate alpine da cartolina vale da solo il viaggio. Neanche un attimo, insomma, è sprecato. Le carrozze panoramiche di lusso, confortevoli e accoglienti, rendono il viaggio ancora più suggestivo.

Da non perdere: il passaggio sul viadotto Landwasser, uno dei simboli delle ferrovie svizzere.

Ferrovie più belle: glacier express

Glacier express – Foto Shutterstock

Orient Express (Europa)

E’ il treno più bello del mondo? Probabilmente sì! Il mitico Orient Express non è solo un treno, ma un simbolo di lusso e mistero: un luogo da libro o da film dove tutto sembra poter accadere. Nato nel 1883, ha collegato per anni Parigi a Istanbul ed è diventato celebre grazie ai romanzi di Agatha Christie. Oggi, il Venice Simplon-Orient-Express percorre la tratta Londra-Parigi-Venezia e viceversa e permette di rivivere un viaggio d’altri tempi. Ci sono anche partenze da Venezia a Vienna, Praga e Budapest e da Parigi a Istanbul e viceversa. Un viaggio lussuoso ma non inaccessibile…

Da non perdere: l’interno delle carrozze originali, con boiserie e arredi Art Déco.

orient express

Orient Express – Foto Shutterstock

TranzAlpine (Nuova Zelanda)

Se cercate un treno panoramico dall’altra parte del globo, il TranzAlpine è un sogno a occhi aperti. Rientra senza dubbio fra ferrovie più belle del mondo: parte da Christchurch e attraversa le maestose Alpi della Nuova Zelanda, tra canyon, foreste pluviali e vette ghiacciate in lontananza, per arrivare a Greymouth in un “coast to coast” davvero emozionante. Il tratto più spettacolare? La gola di Waimakariri, un vero spettacolo naturale.

Da non perdere: la piattaforma panoramica all’aperto per scattare foto indimenticabili.

Tranzalpine in Nuova Zelanda

Tranzalpine – Foto Shutterstock

Ferrovia del Darjeeling (India)

Conosciuto come Toy Train, il piccolo treno a vapore della Ferrovia del Darjeeling è una delle linee ferroviarie più belle più affascinanti dell’Asia e permette di fare un vero “viaggio fra le nuvole”, muovendosi fra le montagne ad altezze vertiginose attraverso percorsi a zig zag e anelli. Costruita dagli inglesi nel 1881, questa tratta collega la pianura del Bengala con le colline, andando da New Jalpaiguri a Darjeeling, e regala scorci spettacolari sulle piantagioni di tè e sull’Himalaya.

Da non perdere: si può arrivare utilizzando treni turistici fino alla fermata a Ghum, una delle stazioni più alte del mondo (2.258 m).

Ferrovie più belle del mondo: Darjeeling in India

Darjeeling – Foto Shutterstock

Royal Scotsman (Scozia)

Il Royal Scotsman è il treno perfetto per chi ama il lusso e la natura. Questo viaggio esclusivo, da vero re, attraversa le bellissime e selvagge Highlands scozzesi, tra castelli, laghi e distillerie di whisky. L’esperienza è completata da cabine eleganti e da un vagone ristorante che serve esclusivi piatti gourmet e dove si possono degustare vini selezionati e il celebre whisky della regione.

Da non perdere: il tratto lungo il Loch Lomond, con i suoi paesaggi fiabeschi.

Royal Scotsman train

Royal Scotsman – Foto Shutterstok

Tren a las Nubes (Argentina)

Il nome significa “treno verso le nuvole”, e non potrebbe essere più azzeccato. Questo incredibile viaggio su rotaia in Argentina porta i passeggeri a oltre 4.200 metri di altitudine, attraversando viadotti spettacolari e paesaggi desertici mozzafiato.

Da non perdere: il viadotto La Polvorilla, una meraviglia dell’ingegneria ferroviaria.

Tren a las Nubes

Tren a las Nubes – Foto Shutterstock

West Highland Line (Scozia)

Se siete fan di Harry Potter o semplicemente amate i paesaggi scozzesi, aspri e bellissimi, la West Highland Line è un viaggio imperdibile. Questa ferrovia, considerata una delle ferrovie più belle e panoramiche del mondo, collega Glasgow a Mallaig attraversando alcune delle zone più selvagge della Scozia. Il tratto più spettacolare? Quello del Glenfinnan Viaduct, il famoso ponte ad archi su cui sfreccia l’Hogwarts Express nei film della saga.

Da non perdere: il viaggio a bordo del Jacobite Steam Train, la locomotiva a vapore che ricalca il percorso dell’Hogwarts Express.

Viadotto di Gleenfall, scozia

Viadotto di Gleenfall della West Highland Line- Foto Shutterstock

Canadian Pacific Railway (Canada)

Se volete esplorare il Canada su rotaia, la Canadian Pacific Railway è il viaggio dei sogni. Questa leggendaria ferrovia attraversa il paese da Est a Ovest, regalando viste incredibili su laghi cristallini, foreste sconfinate e le imponenti Montagne Rocciose. Il tratto più scenografico, in una natura magnifica, è quello tra Vancouver e Banff, un susseguirsi di scenari sorprendenti che si possono ammirare comodamente dalle carrozze panoramiche.

Da non perdere: il viadotto Stoney Creek, un ponte spettacolare sospeso sulle montagne.

Canadian Pacific Railway

Canadian Pacific Railway – Foto Shutterstock

Lucia Fino

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Terme naturali in Italia: le più belle in cui andare 7 May 6:00 AM (4 days ago)

Piccoli paradisi. Oasi con specchi d’acqua verde intenso o turchese, cascate, laghetti appartati, vasche con acqua calda naturale. Tutto questo sono le terme naturali in Italia: luoghi davvero speciali dove staccare, dimenticare la routine di tutti i giorni e rigenerarsi a fondo. Non si tratta degli stabilimenti termali classici, quelli magari un po’ vintage e raffinatissimi a cui siamo abituati a pensare, ma di angoli fuori città dal fascino un po’ selvaggio: vasche di acqua sorgiva termale che nasce dal sottosuolo e di cui si può fruire liberamente. Quella delle terme “libere” è un’esperienza forse più spartana e inconsueta ma emozionante, rilassante e adrenalinica insieme. Ma quali sono le terme naturali più belle d’Italia? Ne abbiamo selezionate un po’, e sono perfette per fare una full immersion di benessere. 

Terme di saturnia in Toscana

Terme di Saturnia, in Toscana – Foto Shutterstock

Migliori terme naturali in Italia: le più belle in cui andare

Le terme naturali si trovano in luoghi dal grande valore naturalistico, da Nord a Sud del nostro Paese. Si va dalle terme naturali della Lombardia, a Bormio, immerse nel verde del paesaggio alpino, a quelle della Sicilia che invece hanno atmosfere esotiche, rarefatte, desertiche.

Alcune di queste, come quelle di Saturnia in Toscana sono perfette per fare archeoturismo: sono conosciute dalla popolazione locale da migliaia di anni e, al valore delle loro acque curative, aggiungono quello della loro storia unica.
In queste località è facile ritrovarsi a fare un bagno termale vicino a antichi resti romani o etruschi: un viaggio nel tempo che fa davvero sognare.

Le terme naturali il più delle volte hanno pochissime strutture, a volte nessuna, se non un parcheggio nelle vicinanze e dei punti d’accesso e sono sempre molto basiche per quanto riguarda i comfort: un tipo di terme diverso, lontano dall’idea di SPA, ma comunque da sperimentare se si ama il turismo “wild”. Il più delle volte le terme libere sono gratuite, a volte si paga un minimo biglietto di accesso alle cooperative che ne gestiscono la pulizia. Andiamo a scoprirne alcune disseminate lungo lo Stivale.

Vasche di Leonardo Bormio – Lombardia

Tra le terme naturali in Lombardia, quelle di Bormio, in Valtellina non sono conosciute. Sono noti gli stabilimenti termali (Bagni Vecchi e Bagni Nuovi)m ma sono poco note le terme libere, chiamate anche Vasche di Leonardo perché fu proprio il celebre scienziato e artista a parlarne per primo nel suo Codice Atlantico.

Le Vasche di Leonardo sono in quota, in mezzo a paesaggi alpini, per arrivarci bisogna percorrere la strada che porta a Livigno e poi seguire il corso del torrente Braulio lungo un piccolo sentiero. La visione finale è molto bella: una vasca verde-azzurra in cui l’acqua sorgiva si raccoglie prima di riversarsi nel torrente. L’acqua solfato-alcalina fa bene alla pelle e ai polmoni e ha una temperatura di 38/41 gradi. Dal momento che in quota fa sempre fresco e bisogna fare un tratto a piedi è meglio vestirsi “da montagna” con scarpe comode e abbigliamento a strati.

Cascate del Mulino Saturnia -Toscana

Tra le terme in toscana, le bellissime Cascate del Mulino di Saturnia, sono sicuramente tra le terme naturali più famose d’Italia e ultimamente si sono affermate anche fra i siti privilegiati per fare archeoturismo.

La ragione della loro popolarità? Le incredibili cascatelle di acqua termale a 37 gradi che, dal torrente Gorello, si versano in piscine calcaree digradanti. Tutto intorno il dolce paesaggio collinare verde e dorato, tipicamente toscano. Le Cascate del Mulino sono gratuite, ad accesso libero e aperte 24 ore al giorno.

Terme Libere del Bullicame –Lazio

Chi cerca terme in mezzo alla natura deve dare una chance alle Terme Libere del Bullicame, che hanno un acqua sulfurea ricca di oligoelementi, preziosa per la bellezza della pelle.

Queste piscine naturali dal colore blu intenso, perse nella campagna vicino Viterbo, offrono la possibilità di fare un percorso frigidarium – calidarium naturale semplicemente passando dalla piscina rotonda dove arriva l’acqua sorgiva (temperatura alla sorgente di 58 gradi) a quella rettangolare con acqua più fresca. Gratuite, le Terme libere hanno però un orario d’ingresso per garantirne la sicurezza: d’inverno chiudono alle 17 e d’estate alle 18.

Terme del Bullicame nel Lazio

Terme del Bullicame – Foto Shutterstock

Terme Libere Isola di Vulcano – Sicilia

Fra le terme naturali in Sicilia, quelle dell’Isola di Vulcano sono davvero incredibili. E non è un caso, quest’isola, quando ai tempi della Magna Grecia ancora si chiamava Therasia, era consacrata al dio del Fuoco. E c’è un perché: questo lembo di terra in provincia di Lipari è a tutti gli effetti vulcanico e le Terme Libere ne sono una dimostrazione.

L’acqua calda e i fanghi sono ricchissimi di zolfo curativo per articolazioni e pelle: una vera sorgente di benessere! Le terme, che hanno un aspetto molto suggestivo e quasi lunare, si distinguono in tre zone: il “mare caldo” (con temperatura che non scende sotto i 25 gradi), la pozza dei fanghi in cui ci si può immergere, e le fumarole. Si accede pagando un piccolo contributo.

Terme Libere di Fordongianus – Sardegna

Chi cerca terme naturali in Sardegna può trovare pane per i suoi denti in un sito archeologico di grande suggestione, con il bellissimo complesso termale voluto dall’imperatore Traiano, e, poco più in là, terme naturali con acque che nascono caldissime (55 gradi) e sono benefiche per il sistema immunitario, per la pelle, per il benessere delle articolazioni

. Questo piccolo gioiello tutto da scoprire è in Sardegna, a Fordongianus in provincia di Oristano. Nel sito archeologico, che davvero merita una visita, non è possibile bagnarsi: le piscine naturali delle Terme Libere sono più in là, dove si immette il fiume Tirso. Le terme sono gestite da una cooperativa e si paga un piccolo biglietto d’ingresso.

Terme della baia di San Montano – Ischia

Chi cerca terme naturali al mare può provare con quelle della baia di San Montano a Ischia, che infatti regala sorgenti calde direttamente sulla spiaggia. La baia è infatti alimentata da sorgenti termali sotterrane che, mescolandosi all’acqua marina, creano zone naturalmente tiepide. Ovviamente la temperatura dell’acqua varia in base alla stagione, ma in alcuni punti può raggiungere i 35°C anche in inverno. L’acqua, ricca di minerali, è benefica per la pelle, la circolazione e le articolazioni.

Quanto all’accesso a questa zona, parte della baia è libera, mentre una porzione è gestita dal Parco termale Negombo che offre, con accesso a pagamento, piscine e trattamenti benessere.

Piscine Carletti – Viterbo

Chi cerca terme naturali e libere nel Lazio può fare un salto alle piscine Carletti, una delle mete termali più famose della regione. Sono infatti gratuite e apprezzate per la facilità di accesso e il contesto naturale nel quale si trovano.

Aperte 24 ore su 24, sono caratterizzate dalla presenza di un’acqua ricca di zolfo e bicarbonato che sono un toccasana per le articolazioni, pelle e vie respiratorie. L’acqua sgorga a ben 58°C alla fonte, ma la presenza di diverse vasche permette a chi ne usufruisce di scegliere la vasca con la temperatura ideale.

Lucia Fino

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Cicloturismo Italia: itinerari e consigli per scoprire il territorio 7 May 3:56 AM (4 days ago)

Con benefici per il corpo e per la mente, andare in bicicletta è un toccasana per la nostra salute. E in più, ci permette di scoprire le meraviglie del nostro Paese immergendoci nella natura a un ritmo lento e sostenibile: il cicloturismo in Italia è la scelta ideale, a 360 gradi. 

Tra borghi affascinanti e panorami da togliere il fiato, si tratta di viaggiare in modo attivo, rispettando l’ambiente e vivendo ogni tappa con intensità e presenza. Partecipando attivamente al viaggio. Diventandone parte integrante.

Scoprire l’Italia in sella è possibile, grazie ai numerosi percorsi e itinerari cicloturistici che abbiamo nel nostro Paese. Molti dei quali, per altro, perfetti anche da affrontare con bambini al seguito, per un’avventura di famiglia. Dalle piste ciclabili pianeggianti lungo i fiumi ai percorsi che attraversano parchi naturali, in questo articolo ti daremo diversi consigli che riguardano il cicloturismo, per organizzare le tue vacanze in modo sicuro, divertente e sostenibile.

cicloturismo italia

Foto Freepik – frimufilms

Cos’è il cicloturismo: viaggiare “slow” su due ruote

Viaggiare lento, attivo e green: il cicloturismo è una realtà sempre più in voga, tanto da avere persino una fiera dedicata. Ma di cosa si tratta, più nello specifico?

Le parole in questo caso parlano chiaro. Il cicloturismo non è altro che una forma di movimento, un modo di viaggiare, il quale unisce la passione per la bicicletta con la scoperta del territorio. Si va più piano, inevitabilmente, ma è un rallentamento voluto, necessario. Un po’ per godersi appieno le meraviglie che la terra intorno a noi ha da offrirci, un po’ per staccare, per una buona volta, dai ritmi frenetici della vita quotidiana. Si tratta di un’alternativa ecologica al turismo tradizionale, che permette non solo di avere un impatto minore sull’ambiente, ma anche di immergersi nei paesaggi, attraversare i borghi più autentici e godere di ogni piccolo dettaglio del percorso senza fretta. Nessuna coincidenza da prendere, nessun orario da rispettare: si va al ritmo delle proprie gambe, e ci si gode la strada.

Anche se potrebbe non sembrare a primo impatto, questo è un tipo di viaggio adatto a tutti. Dai ciclisti esperti in cerca di avventure entusiasmanti e adrenaliniche, alle famiglie che cercano percorsi facili e sicuri da fare con i propri bambini: tutti possono montare in sella e viaggiare più slow. Esistono infatti piste ciclabili, strade secondarie poco trafficate e percorsi naturalistici che rendono il cicloturismo una scelta accessibile anche ai meno allenati. 

I dati, poi, parlano chiaro. Uno studio dell’Università di Oxford ha rilevato che sostituire un viaggio in auto con uno in bicicletta, anche soltanto una volta a settimana, può ridurre l’impronta di carbonio individuale di circa 0,5 tonnellate l’anno. Immaginate affrontare una vacanza intera su due ruote anziché su quattro! Un bel respiro di sollievo per il pianeta, indubbiamente. 

cicloturismo consigli

Foto Freepik – rawpixel.com

Perché fare cicloturismo in Italia

L’Italia è una destinazione perfetta per il cicloturismo, per via soprattutto della sua straordinaria varietà di paesaggi. Si passa dalla montagna al mare in un batter d’occhio. E, nella strada, ci si può imbattere in borghi che trasudano storia, cultura e tradizioni millenarie. Il tutto, condito da un clima favorevole per parlare praticamente tutto l’anno: infatti, nel Belpaese anche il cicloturismo invernale è possibile. 

Gli scenari sono sempre diversi, e in base al vostro punto di partenza potrete immergervi in realtà incredibili. Dalle Dolomiti alle colline toscane, dalle coste della Puglia ai laghi sulle Alpi: in ogni dove, emozioni uniche e completamente diverse. Già questo è un valido motivo per scegliere di attraversare l’Italia in bicicletta. 

E per fortuna il Paese lo sa. Grazie a progetti come Bicitalia e la Ciclovia del Sole, l’Italia sta investendo sempre di più nelle infrastrutture ciclabili, migliorando la sicurezza e l’accessibilità per i cicloturisti. Bicitalia, per esempio, è una mappa di oltre diecimila chilometri di strade ciclabili che si trovano in tutta Italia, da nord a sud comprese le isole. 

Un valido motivo per cui optare per il cicloturismo in Italia è indubbiamente la possibilità di scoprire più da vicino tutto il suo patrimonio culturale… e gastronomico. Ogni tappa in bici sarà un’occasione per scoprire borghi, siti archeologici e tradizioni culinarie uniche. Perché d’altronde si sa: dopo una giornata in sella, non c’è niente di meglio di un buon piatto tipico regionale. E in Italia, dove vai vai caschi bene, sotto questo punto di vista. 

Naturalmente la questione ambientale è una -se non la- ragione per cui muoversi in bicicletta. Il cicloturismo riduce le emissioni di CO₂, promuovendo un turismo sempre più rispettoso dell’ambiente e delle comunità locali, a differenza del turismo di massa.

cicloturismo percorsi

Foto Freepik – ArtPhoto_studio

Cicloturismo Italia: itinerari e percorsi migliori

Alcuni sono itinerari noti e già “presi d’assalto”, altri percorsi meno conosciuti ma che vale comunque la pena affrontare. Scopriamo alcuni dei migliori percorsi da esplorare in bicicletta nel nostro Belpaese. 

Ciclovia del Sole 

La Ciclovia del Sole è una delle più importanti ciclovie non solo italiane, ma anche europee. Parte dell’itinerario EuroVelo 7 -che collega Capo Nord a Malta-, per quanto riguarda il tratto italiano si snoda dal Passo del Brennero fino a Bologna, attraversando paesaggi alpini, colline e pianure. 

Attualmente è divisa in tre sezioni: il tratto alpino dal Brennero a Bolzano, il tratto altoatesino e veneto da Bolzano a Verona, il tratto Emiliano da Verona a Bologna. In tutto, sono circa 440 chilometri, da percorrere su strade ben asfaltate e arricchite da servizi per ciclisti e aree attrezzate.  Il progetto è di prolungare la ciclovia fino a Roma, attraversando anche Toscana e Lazio. 

Ciclovia dei Borboni 

Da Napoli a Bari, la Ciclovia dei Borboni è uno dei percorsi ciclabili più amati del sud. Unisce la Campania alla Puglia, con 334 chilometri di strada che si snoda lungo un paesaggio da togliere il fiato. Si passa da luoghi iconici come Castel del Monte, la basilica di San Nicola a Bari e i Sassi di Matera, per arrivare fino a Melfi e Venosa. Un itinerario tra mare e colline, che strizza un occhio alla cultura e affianca siti archeologici e suggestivi borghi. 

La ciclovia attraversa anche alcuni paesini, pertanto, non è interamente riservata alle biciclette. È consigliato fare più attenzione lungo il percorso, perciò, ma il lato positivo è che sarà ancora più facile trovare punti di ristoro. 

Ciclabile del Mincio 

Chi cerca una pedalata tranquilla tra natura, storia e gastronomia, la Ciclabile del Mincio è la soluzione ideale. Un percorso ben segnalato, per scoprire il lato più autentico della Pianura Padana senza grandi difficoltà: la strada è naturalmente pianeggiante, e lunga soli 45 chilometri. Senza soste, si affronta in un massimo di 3-4 ore. 

Peschiera del Garda -patrimonio UNESCO-, Borghetto sul Mincio e la meravigliosa città di Mantova sono solo alcune delle incredibili tappe che troverete sul vostro cammino. 

Ciclovia Adriatica 

Un viaggio decisamente più lungo, da affrontare nella sua interezza, ma altrettanto spettacolare: con i suoi 1300 chilometri di percorso, la Ciclovia Adriatica è uno degli itinerari più amati dai cicloturisti. Attraversa ben sette regioni, seguendo la costa orientale del Paese da Trieste al Gargano. Lungo la strada, scoprirete le meraviglie di Friuli Venezia Giulia, Veneto, Emilia Romagna, Marche, Abruzzo, Molise e Puglia, tra panorami sul mare e città d’arte. 

È un percorso medio-facile, con alcuni tratti in dislivello, ma principalmente asfaltato. Perfetto per famiglie, vi permetterà di scoprire l’Italia in tutte le sue sfaccettature.

La via Francigena 

Tra gli itinerari di pellegrinaggio più autentici e antichi d’Europa, la Via Francigena si adatta perfettamente anche ad un viaggio in bicicletta. Si tratta di un percorso di circa 1000 chilometri, il quale si snoda attraverso le regioni italiane partendo dal Gran San Bernardo in Valle d’Aosta e raggiungendo, come tutte le strade fanno secondo il detto, Roma. Si percorre in diverse tappe, che in genere variano dai 50 ai 70 chilometri al giorno, ma la durata del viaggio dipende dal ritmo del ciclista e dal numero di soste turistiche che si vogliono fare. E le cose da vedere lungo il percorso sono innumerevoli: dalla cattedrale di Vercelli al borgo medievale di Fidenza fino a Firenze, culla del Rinascimento, e per non parlare di Siena e della nostra straordinaria capitale. 

Il giro della Sardegna in bici 

La Sardegna è una delle regioni più amate, per il cicloturismo. Sarà per i suoi paesaggi variegati, che spaziano dalle spiagge paradisiache alle montagne più selvagge, passando per borghi storici e natura incontaminata? Certo che sì. Affrontare il giro della Sardegna in bici è una scelta perfetta, per scoprire tutti i meravigliosi lati di quest’isola. 

Con una lunghezza che può raggiungere i 1200 chilometri, il percorso offre la più ampia varietà di paesaggi e tappe imperdibili come Cagliari, Stintino, Nuoro e Arbatax. Si tratta di un percorso ad anello adatto ai ciclisti più esperti, per via della conformazione geografica della Sardegna decisamente poco pianeggiante. 

Qual è la stagione migliore per fare cicloturismo in Italia?

La stagione migliore per fare cicloturismo in Italia è senza dubbio la primavera, da marzo a giugno. Sono questi i mesi in cui le temperature sono miti e piacevoli, ideali per pedalare senza il caldo eccessivo dell’estate.

In questo periodo, poi, anche l’occhio ringrazia: i paesaggi sono al massimo del loro splendore, con fioriture e natura rigogliosa, rendendo l’esperienza ancora più affascinante. 

Si tratta anche di una scelta furba in termini di affollamento: in primavera tende a esserci meno calca rispetto all’estate, il che offre un viaggio più tranquillo e la possibilità di esplorare i percorsi in collina, montagna e lungo la costa senza il sovraffollamento turistico. 

Anche l’autunno (settembre-novembre) è un’ottima scelta, con temperature ancora piacevoli e colori spettacolari nelle campagne e nelle montagne.

cicloturismo italia itinerari

Foto Freepik

Si può fare cicloturismo con bambini?

È assolutamente possibile fare cicloturismo con bambini, anzi: andare in bici e vivere a contatto con la natura fa bene al loro sviluppo fisico e mentale. Bisogna però saper scegliere il giusto percorso, che sia adatto a tutte le età e in grado di garantire sicurezza e comfort. 

Esistono numerose ciclabili facili e panoramiche, spesso su strade secondarie o lungo fiumi, che offrono paesaggi mozzafiato senza un grande dispendio di energia. In Italia, molte ciclovie dedicate alle famiglie sono pianeggianti e ben segnalate, come la Ciclovia del Mincio o la Ciclabile della Val di Sole

Qualche accortezza in più, sicuramente. Quando si pedala con bambini, è fondamentale pianificare soste frequenti, scegliere itinerari brevi e assicurarsi che i bambini abbiano biciclette adeguate, come trailers o carrelli per i più piccoli. In questo modo, il cicloturismo può diventare un’esperienza divertente e sicura per tutta la famiglia.

Cicloturismo: consigli e suggerimento per vacanze perfette

Se non avete mai affrontato un viaggio in sella e ne state progettando uno per la prima volta, permetteteci di darvi qualche consiglio. 

Innanzitutto il più banale: per una vacanza di cicloturismo perfetta, è di assoluta importanza pianificare il percorso in base alle proprie capacità fisiche e alla preferenze del gruppo. Soprattutto se si viaggia in famiglia, non si ha le stesse abilità tutti quanti: scegliete itinerari panoramici ma accessibili, come le ciclabili lungo i fiumi o le strade secondarie con poco traffico, per permettere a tutti di affrontare il viaggio facilmente.  

In bici, il peso è un peso nel vero senso della parola. Viaggiate leggeri, portando solo l’essenziale e preferendo bagagli da bici comodi. Non dimenticare, poi, di pianificare soste frequenti per riposare, godere del paesaggio e scattare tante belle foto ricordo! 

La sicurezza, neanche a dirlo, è la priorità più assoluta. Assicuratevi che la vostra bicicletta sia in ottime condizioni prima di partire e lungo tutto il viaggio, che abbia pneumatici adatti e un buon sistema di cambio. 

Non dimenticate di includere nella vostra routine una buona dose di snack energetici e idratazione –bere acqua è fondamentale per l’organismo-, e assicuratevi che lungo il percorso vi sia disponibilità di strutture cicloturistiche per dormire e riparare eventuali guasti: dovete essere pronti ad ogni possibile circostanza!

Queste, in breve, le norme da seguire per affrontare il cicloturismo con il giusto spirito, con consapevolezza e prontezza. 

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Scioglimento dei ghiacciai, cause e scenari futuri: cosa possiamo fare? 7 May 3:10 AM (4 days ago)

Lo scioglimento dei ghiacciai prosegue. Uno degli ultimi studi pubblicati su Nature evidenzia la minaccia per la biodiversità fluviale alpina in tutto il mondo causata dal ritiro dei ghiacciai provocato dal rapido riscaldamento globale. Il problema della progressiva riduzione dei ghiacciai è su scala mondiale. Due ghiacciai su tre potrebbero infatti andare perduti entro il 2100. Andiamo allora a comprendere meglio la portata del fenomeno: in questo riassunto sullo scioglimento dei ghiacciai troverai le cause del problema e le sue conseguenze.

Ghiacciaio in Valmalenco

Foto Shutterstock

La scioglimento dei ghiacciai nel mondo

“Il ghiaccio marino antartico è sceso alla sua estensione più bassa mai registrata e lo scioglimento di alcuni ghiacciai europei è stato, letteralmente, fuori scala”, ha affermato nel 2023 la World Meteorologica Organization. La perdita riguarda i ghiacciai artici e antartici, ma anche quelli dell’Himalaya, che contengono il più grande serbatoio di acqua dolce al di fuori delle regioni polari. Nel complesso, il terzo polo fornisce acqua dolce a oltre 1,3 miliardi di persone in Asia.

Il cambiamento climatico non sta solo causando la perdita di ghiaccio dalle regioni polari, ma anche dai ghiacciai di queste alte montagne: le nuove scoperte fatte da un team di studiosi internazionali hanno rilevato che i valori di ghiaccio perso dai ghiacciai himalayani che terminano nei laghi tra il 2000 e il 2020 sono stati, in media, sottostimati del 6,5%. E, con milioni che fanno affidamento sull’acqua di questa montagna ghiacciata, è importante capire e prevedere come questa preziosa risorsa potrebbe essere influenzata in futuro.

Qui di seguito un po’ di dati per capire quanto (e quanto velocemente) si stanno sciogliendo i ghiacciai nel mondo:

Ghiacciaio Karola in Tibet

Ghiacciaio Karola in Tibet – Foto Shutterstock

Perché i ghiacciai sono importanti

Lo scioglimento dei ghiacciai è un problema di enorme importanza perché sono un serbatoio d’acqua dolce di inestimabile valore. Ma non finisce qui: i ghiacciai hanno infatti  una funzione di copertura protettiva sulla Terra e sugli oceani e, grazie al suo effetto riflettente, disperdono il calore in eccesso nello spazio contribuendo a mantenere il pianeta più fresco.

Inoltre i ghiacciai sono importanti perché sono una fotografia del nostro passato e offrono una base di studio di inestimabile valore sui cambiamenti del clima del corso delle ere geologiche. Studiandoli possiamo capire cosa è accaduto nel passato, a livello climatico, e di cercare contromisure efficaci per la loro preservazione nel futuro.

Oggi, circa il 10% della superficie terrestre sulla Terra è ricoperta di ghiaccio glaciale, ricorda il WWF. La stragrande maggioranza si trova in Antartide e in Groenlandia, dove sono presenti le uniche due calotte glaciali. Queste spesse lastre di ghiaccio – che vanno da circa tremila metri e a 4.500 metri – contengono la maggior parte dell’acqua dolce immagazzinata sulla Terra. Insieme, le due regioni contengono anche abbastanza ghiaccio che, se si sciogliesse tutto in una volta, innalzerebbe il livello del mare di quasi 65 metri, illustra la NASA.

Tutte queste motivazioni fanno comprendere perché i ghiacciai sono importanti per gli esseri viventi e i motivi per i quali è necessario fare di tutto per arrestare la loro riduzione e il loro scioglimento.

innalzamento livello del mare e città sommersa

Foto Shutterstock

Le cause dello scioglimento dei ghiacciai

Dall’inizio del XX secolo, molti ghiacciai in tutto il mondo si stanno sciogliendo rapidamente. Ma perché i ghiacciai si sciolgono? Il motivo principale risiede essenzialmente negli effetti delle attività umane.

Dalla rivoluzione industriale in poi le emissioni di anidride carbonica e altri gas serra hanno contribuito all’innalzamento delle temperature, anche più elevate ai poli, e di conseguenza i ghiacciai si stanno rapidamente sciogliendo, staccandosi in mare e ritirandosi sulla terraferma.

Ma quando si scioglieranno i ghiacciai? Anche se riducessimo in modo significativo le emissioni nei prossimi decenni, più di un terzo dei restanti ghiacciai del mondo si scioglierà prima del 2100. Quando si tratta di ghiaccio marino, il 95% del ghiaccio più antico e più spesso dell’Artico è già sparito.

Conseguenze dello scioglimento dei ghiacci

Lo scioglimento dei ghiacciai ha conseguenze pesanti sul Pianeta e rischia di influenzare in modo negativo il delicato equilibrio su cui si basa la vita sulla terra. Fra gli effetti dello scioglimento dei ghiacciai ci sono:

L’impatto provocato da questi cambiamenti avrà effetti sugli esseri viventi, ma anche sulla sfera economica. Pensiamo solo all’industria ittica, l’ice melting marino potrebbe causare fino a 130 trilioni di dollari di perdite economiche extra a livello globale nell’attuale traiettoria normale nei prossimi tre secoli.  L’accelerazione del cambiamento climatico guidata dallo scongelamento del permafrost artico e dallo scioglimento del ghiaccio marino potrebbe causare complessivamente fino a 130mila miliardi di dollari di perdite economiche extra a livello globale nei prossimi tre secoli (Fonte: ICE-ARC). Resta da domandarsi se avremo così tanto tempo a disposizione.

Scioglimento dei ghiacciai

Foto StockSnap da Pixabay

Scioglimento dei ghiacciai in Italia

Da tempo è evidente il problema dello scioglimento dei ghiacciai italiani e il 2024 ha confermato il trend negativo. Si è infatti registrato un arretramento significativo su tutto l’arco alpino, nonostante le nevicate tardive della scorsa primavera. Secondo il quinto report “Carovana dei ghiacciai” di Legambiente, realizzato in collaborazione con il Comitato Glaciologico Italiano e CIPRA Italia, quasi tutti i ghiacciai monitorati sono in forte ritirata, con impatti evidenti su ecosistemi e biodiversità.

Uno degli esempi più tristi è quello del ghiacciaio della Marmolada, ormai considerato in “coma irreversibile”. Negli ultimi cinque anni ha infatti perso una superficie di 70 ettari (che corrisponde a circa 98 campi da calcio). La sua scomparsa è prevista entro il 2040.

C’è poi il ghiacciaio dei Forni in Alta Valtellina che, ha mostrato una fusione del 15% superiore alla media degli anni precedenti, con una perdita di 9 cm al giorno durante l’ondata di calore dell’agosto 2023. Come sottolineato da Greenpeace, dal 2008 al 2022, ha perso circa 10 km² di superficie, ovvero metà della sua estensione.

Insomma, i manti ghiacciati del nostro pianeta non se la passano benissimo. E, di conseguenza, noi con loro.

Andrea Ballocchi

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Frasi sull’Ikigai: ispirazioni per trovare il senso della vita 6 May 11:07 PM (5 days ago)

L’ikigai è un concetto giapponese che può essere tradotto come “ragione d’essere” o “motivo per alzarsi al mattino”. È una filosofia che invita a vivere con intenzione, equilibrio e scopo, e ha ispirato milioni di persone nel mondo a cercare ciò che dà significato autentico alla propria vita. In questo articolo abbiamo raccolto le frasi sull’ikigai più belle, suddivise per temi, per accompagnarti nel cammino verso la tua realizzazione personale. Da leggere nei momenti in cui ci si sente smarriti o come ispirazione quotidiana a fare meglio, possono diventare una bussola per dare un senso alla propria esistenza.

Frasi sull'ikigai libro

Foto Shutterstock

La saggezza giapponese dell’ikigai: frasi per trovare la propria ragione di vita

L’ikigai nasce dalla cultura giapponese ed è un concetto molto presente nell’isola di Okinawa, famosa per l’elevata aspettativa di vita e per la serenità dei suoi abitanti. Secondo questa filosofia, ognuno ha dentro di sé una forza unica che lo motiva a vivere: scoprirla significa trovare l’equilibrio tra ciò che si ama, ciò in cui si è bravi, ciò per cui si può essere pagati e ciò di cui il mondo ha bisogno. Trovare il proprio ikigai, insomma, è anche questione di esercizio e pratica.

Per aiutarci in questo cammino ci vengono in soccorso le frasi sull’ikigai, che ci guidano verso una vita più consapevole e soddisfacente. Qui sotto ne trovi alcune per cominciare a familiarizzare con questo concetto.

  1. Ikigai è il motivo per cui ti alzi ogni mattina.” – Ken Mogi
    Questa frase ci ricorda che il nostro ikigai non deve necessariamente essere grandioso o straordinario. Può essere un’attività semplice, come coltivare un orto o prendersi cura della famiglia, purché ci dia una motivazione autentica per iniziare la giornata con energia.
  2. “La felicità si trova vivendo il proprio ikigai giorno dopo giorno.” – Hector Garcia
    Trovare l’ikigai non significa raggiungere una meta definitiva, ma vivere ogni giorno in armonia con ciò che ci rende felici. È un processo quotidiano che ci mantiene centrati e soddisfatti.
  3. “Scoprire il proprio ikigai richiede tempo, ascolto e pazienza.” – Anonimo
    Questa citazione evidenzia che il percorso verso l’ikigai è un viaggio lento ma costante. Serve osservare se stessi, vivere nel presente ma accettare cambiamenti e ascoltare i propri desideri più profondi senza fretta.
  4. “Chi ha un perché per vivere può sopportare quasi ogni come.” – Friedrich Nietzsche
    Benché il filosofo non avesse presente cosa fosse l’ikigai, il suo pensiero ci è andato vicino. Il significato profondo di questa frase sull’ikigai è sempice: se abbiamo uno scopo chiaro, possiamo affrontare anche le difficoltà più dure. Il nostro “perché” ci dà forza, direzione e resilienza.
  5. “Non esiste una formula unica per l’ikigai: ognuno ha il proprio.” – Francesc Miralles
    Ognuno di noi ha un ikigai diverso, personale, cucito su misura sulla propria storia e sensibilità. Non esistono regole rigide, ma piuttosto un invito a conoscersi a fondo.
Frasi sull'ikigai

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Ikigai: le migliori frasi tratte dal libro

Il libro “Ikigai. Il metodo giapponese per trovare il senso della vita” di Héctor García e Francesc Miralles ha contribuito a far conoscere l’ikigai nel mondo occidentale. E infatti è un vero e proprio best seller ormai conosciuto in tutto il mondo. Le frasi sull’ikigai tratte da questo volume sono vere e proprie perle di saggezza.
Ecco una selezione delle migliori:

  1. “La tua ikigai si trova all’intersezione di ciò che ami, ciò che sai fare, ciò per cui puoi essere pagato e ciò di cui il mondo ha bisogno.”
    È la definizione centrale del libro: l’ikigai nasce dove si incontrano passione, missione, vocazione e professione. Un invito a riflettere su come combinare le proprie attitudini con le richieste del mondo.
  2. “Rimanere attivi e coltivare passioni è il segreto di una vita lunga e felice.”
    Questa frase si ispira alla filosofia degli abitanti di Okinawa, che restano in movimento fisico e mentale anche in età avanzata. La passione è un motore che ci tiene giovani.
  3. “Chi ha uno scopo non invecchia: continua a essere utile, vivo, necessario.”
    Avere un ikigai aiuta a sentirsi parte integrante della società, con un ruolo e una missione, anche quando l’età avanza o cambiano le condizioni esterne. Avere degli obiettivi permette di andare avanti, anche quando si è anziani.
  4. “Il senso della vita non si cerca: si coltiva.”
    Il significato della nostra esistenza non è un tesoro nascosto da scoprire, ma qualcosa che cresce con cura e dedizione nel tempo. Ogni giorno possiamo nutrire il nostro ikigai.
  5. “Non è importante essere i migliori, ma fare ciò che ci fa sentire vivi.”
    In un mondo competitivo, questa frase ci riporta alla semplicità del vivere per ciò che ci appassiona, senza la pressione del confronto continuo. L’ikigai non ci fa competere sugli altri.
Frasi sull'ikigai dal libro

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Frasi sull’ikigai in amore

Anche in amore si può applicare il concetto di ikigai: una relazione sentimentale può infatti diventare una parte fondamentale e integrante del nostro scopo, soprattutto se vissuta con autenticità, rispetto e vocazione alla crescita reciproca. Queste frasi sull’ikigai in amore offrono spunti per riflettere su come questo sentimento possa essere una forza che dà senso alla propria esistenza.

  1. “Trovare qualcuno con cui condividere il proprio ikigai è una delle forme più profonde di felicità.” – Anonimo
    Quando due persone si sostengono a vicenda nei loro percorsi personali, l’amore si arricchisce e si rafforza. Condividere sogni e obiettivi crea un legame che va ben oltre la semplice attrazione.
  2. “L’amore vero è quello che incoraggia l’altro a essere se stesso, a realizzarsi.” – Thich Nhat Hanh
    Questa frase sottolinea l’importanza della libertà e del rispetto all’interno della coppia. L’amore maturo non limita, ma anzi sostiene l’altro nel raggiungere il proprio ikigai.
  3. “L’amore non è possesso, ma accompagnamento nel viaggio verso ciò che ci fa sentire vivi.” – Anonimo
    Questa frase sull’ikigai ci ricorda che un amore sano è un cammino fatto insieme, non un vincolo. È un sostegno continuo che rispetta i tempi e le aspirazioni individuali, aiutandole a realizzarsi.
  4. “Due ikigai possono convivere se camminano nella stessa direzione.” – Anonimo
    Anche se ogni persona ha il proprio scopo, è possibile far crescere una relazione armoniosa quando i valori e gli intenti sono compatibili.
  5. “Quando ami qualcuno, il suo ikigai diventa parte del tuo.” – Anonimo
    In una relazione profonda, i sogni dell’altro non restano separati ma diventano importanti anche per noi. L’amore è condivisione e sostegno reciproco anche nelle ambizioni più intime: e quest’ultima frase sull’ikigai in amore ce lo ricorda benissimo.
Frasi sull'ikigai in amore

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L’ikigai come bussola interiore

Insomma, queste frasi sull’ikigai ci mostrano come trovare la propria ragione di vita non sia qualcosa di immediato né una strada facile da percorrere. Anzi, siamo di fronte a un percorso che richiede ascolto, pazienza, coraggio e costante pratica della gratitudine.

Le frasi che abbiamo raccolto possono quindi diventare piccole luci lungo il cammino, nonché stimoli per fermarsi a riflettere e a sintonizzarsi con ciò che ci fa sentire davvero vivi nel posto giusto al momento giusto, in una vita che reputiamo degna di essere vissuta.

Che tu stia cercando una direzione professionale, un equilibrio personale o un amore autentico, ricordati che la tua ragione di vita non va trovata lontano da te: è già dentro, pronta a emergere quando scegli di ascoltarla. E allora cosa aspetti? Leggi ogni giorno una frase diversa per iniziare a vivere con più consapevolezza: il tuo ikigai ti sta già aspettando.

Serena Fogli

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