Con l’arrivo di aprile, ecco che ci saranno dei cambiamenti che riguarderanno i palinsesti Mediaset. Si è appena concluso dopo sei mesi e mezzo il Grande Fratello ed un nuovo reality show è pronto a prendere il suo posto. Infatti da lunedì 7 aprile in prima serata su Canale 5 andrà di scena The Couple, che dovrebbe trattarsi proprio come uno spin-off del Grande Fratello, seguendo quello spagnolo.
Qui alla conduzione ci sarà il ritorno di Ilary Blasi con nuovi concorrenti che gareggeranno in coppia e ci sarà la possibilità di aggiudicarsi ben un milione di euro. I palinsesti Mediaset saranno animati, per questa primavera 2025, da programmi storici che hanno garantito successo alla rete come il Serale di Amici, ma anche Lo show dei record, la cui programmazione è iniziata già da qualche settimana. Così come i programmi di informazione sui quali Mediaset continuerà a puntare, infatti spazio a Dritto e Rovescio di Paolo Del Debbio e È sempre Cartabianca, presentato da Bianca Berlinguer.
Per le novità di aprile ci sarà anche una fiction Mediaset, Tutto quello che ho, con Vanessa Incontrada protagonista indiscussa. Chi però ama i reality è alquanto incuriosito nello scoprire come sarà The Couple, se insomma Ilary Blasi riuscirà a tenere incollati i telespettatori davanti allo schermo e garantire a Mediaset qualche ascolto in più, visto come il Grande Fratello non sia stato molto entusiasmante da questo punto di vista. L’appuntamento è, come già accennato in precedenza, il 7 aprile 2025 in prima serata su Canale 5.
La programmazione, salvo cambiamenti, dovrebbe quindi avvenire ogni lunedì fino a metà maggio. Non sarà un reality molto lungo e qui il format si basa sulla partecipazione di ben 8 coppie che dovranno sopportarsi a vicenda proprio all’interno della location usata per il Gf, la casa di Cinecittà più spiata d’Italia, per vincere l’ambito montepremi finale di un milione di euro.
Non si tratta però solo di coppie formate da fidanzati, ma ci saranno anche amici, parenti, colleghi e soprattutto non tutti saranno famosi. Da mercoledì 16 aprile 2025 invece su Canale 5 ci sarà spazio per una fiction nuova di zecca con Vanessa Incontrada, Tutto quello che ho. La fiction targata Mediaset ha come protagonisti Lavinia (Vanessa Incontrada) e Matteo (Marco Bonini), rispettivamente un’avvocata e un poliziotto, una madre e un padre.
I due formano da sempre una coppia affiatata, ma tutto cambia con la scomparsa della figlia Camilla, 18 anni, il cui corpo viene trovato in un campo di mais. Queste sono quindi le programmazioni previste per questa primavera sui canali Mediaset.
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Tutto pronto per Mare Fuori 5. La quinta stagione di “Mare Fuori”, l’amatissima serie di Rai Fiction e Picomedia, è pronta a sbarcare su RaiPlay dal 12 marzo e su Rai2 dal 26 marzo, portando con sé un carico di novità e colpi di scena.
Uno dei personaggi più attesi è Silvia, interpretata da Clotilde Esposito, che si troverà ad affrontare una sfida cruciale: dimostrare la sua innocenza dall’accusa di omicidio. La sua lotta sarà un viaggio interiore intenso, tra paure e ricerca di giustizia.
L’arrivo del giovane regista Ludovico Di Martino segna un cambio di passo nella direzione artistica della serie. Come sottolineato da Clotilde Esposito, Di Martino ha portato un approccio fresco e diretto, capace di valorizzare le insicurezze e le tensioni dei personaggi, in particolare quelli femminili.
La nuova stagione esplorerà le complesse dinamiche relazionali all’interno dell’IPM, con particolare attenzione al turbinio emotivo di Silvia. La sua interazione con Angelo e Rosa, altri personaggi chiave, sarà fonte di tensione e conflitti.
La storia di Silvia è un riflesso delle difficoltà che molti giovani affrontano, e il suo percorso sarà una ricerca non solo della verità, ma anche della propria identità.
“Mare Fuori 5” promette di essere una stagione ricca di emozioni, colpi di scena e riflessioni profonde, pronta a conquistare ancora una volta il cuore dei suoi fan. La quinta stagione di “Mare Fuori” segna un cambio di rotta significativo, con Rosa Ricci (Maria Esposito) che assume un ruolo centrale, ereditando il peso delle scelte passate. Se nelle prime stagioni i protagonisti maschili dominavano la scena, ora è Rosa a guidare la narrazione, affrontando sfide che vanno oltre le dinamiche amorose.
Questa stagione abbandona in parte i classici drammi amorosi per concentrarsi sulle lotte interiori dei personaggi. La prima puntata, disponibile dal 12 marzo su RaiPlay, promette colpi di scena e nuove dinamiche, con i protagonisti alle prese con le conseguenze delle loro azioni passate.
La trama si sviluppa in un contesto di crescita e cambiamento, esplorando temi universali come l’amicizia, la giustizia e la ricerca della propria identità. Gli spettatori potranno vivere momenti di tensione e speranza, in un racconto che riflette le complessità della vita giovanile.
“Mare Fuori 5” si preannuncia come una stagione intensa e ricca di sfumature, pronta a esplorare nuovi territori emotivi e a sorprendere il pubblico.
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Decisamente calda la puntata del Grande Fratello del 3 febbraio. La puntata del Grande Fratello andata in onda lunedì 3 febbraio su Canale 5, sotto la guida di Alfonso Signorini, affiancato da Cesara Buonamici e Beatrice Luzzi, ha offerto al pubblico un mix di emozioni, tensioni e colpi di scena.
La serata si è aperta con un confronto acceso tra Jessica, Stefania e Iago, una dinamica nata da precedenti critiche e nomination. Iago ha attaccato Jessica, criticando le sue letture, e Signorini ha sottolineato l’importanza della lettura per comprendere le dinamiche della Casa. Il conduttore ha poi ironizzato sulla “correttezza politica” dei concorrenti, stufi di un’eccessiva diplomazia.
L’attenzione si è spostata su Helena e Javier, con il loro riavvicinamento al centro del dibattito. Javier ha espresso le sue difficoltà nel prendere una decisione riguardo alla relazione, mentre Helena ha parlato di un legame profondo e “protetto”. La discussione si è poi ampliata, coinvolgendo anche Shaila e il suo legame con Javier.
La coppia Shaila-Lorenzo ha vissuto un momento di crisi, con accuse reciproche di pensare troppo al gioco e poco alla relazione. Shaila ha espresso il suo dispiacere per essersi persi, mentre Lorenzo ha riconosciuto le difficoltà del momento. Beatrice ha criticato l’atteggiamento di Lorenzo, invitandolo a mostrare altri lati di sé. Un momento di emozione è arrivato con la lettera della sorella di Lorenzo, che lo ha invitato a ritrovare la spensieratezza e a non perdersi nelle dinamiche della Casa.
La puntata ha visto l’eliminazione di Emanuele, ma il vero colpo di scena è arrivato con il ritiro di Ilaria, ex Non è la Rai. La sua uscita è stata accompagnata da una sorpresa del compagno Daniele, che ha rivelato un flirt passato di Ilaria con l’attore Raoul Bova.
La puntata Grande Fratello del 3 febbraio si è confermata un appuntamento ricco di emozioni e colpi di scena, con discussioni, confronti, momenti di commozione e rivelazioni inaspettate. Staremo a vedere quali saranno le sentenze delle prossime ore in termini di ascolti, ma la sensazione è che l’edizione attuale stia ormai ingranando, al netto di qualche passaggio a vuoto da parte dei concorrenti
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Ci sono pellicole destinate a fare la storia del cinema e, soprattutto negli anni ’90, abbiamo avuto modo di toccare con mano alcuni capolavori in grado di fare la differenza, stando ad esempio ad alcuni tratti distintivi di Scent of a Woman. A distanza di decenni, è bello ed interessante comprendere quali siano gli elementi capaci di fare la differenza per film del genere, come vogliamo provare a fare nella giornata di oggi.
Scent of a Woman (1992), diretto da Martin Brest, è un dramma struggente che esplora i temi della redenzione, dell’amicizia e del potere della connessione umana. Ancorato da una performance tour-de-force di Al Pacino, il film racconta la storia di un improbabile legame tra due uomini molto diversi.
Charlie Simms (Chris O’Donnell) è un modesto e coscienzioso studente di scuola privata che assume un lavoro nel fine settimana del Ringraziamento come custode del tenente colonnello dell’esercito in pensione Frank Slade (Pacino), un uomo cieco e irascibile. Frank, amareggiato dalla sua disabilità, pianifica di concedersi un sontuoso evviva finale a New York prima di porre fine alla sua vita. Tuttavia, la presenza di Charlie sconvolge le sue intenzioni, portando a un viaggio alla scoperta di sé per entrambi.
Il ritratto di Frank di Pacino è affascinante, considerando il fatto che fonde rabbia, vulnerabilità e fascino. La sua performance gli è valsa l’Oscar come miglior attore, con momenti iconici come l’emozionante “Hoo-ah! ” e la memorabile scena di tango con Donna (Gabrielle Anwar) sul brano di “Por Una Cabeza. ” O’Donnell completa Pacino con una performance sincera, incarnando la bussola morale del film.
Il nucleo emotivo della storia sta nell’esplorazione della trasformazione di Frank. L’incrollabile integrità di Charlie ispira Frank ad affrontare i suoi demoni, culminando in una potente scena di tribunale dove Frank difende l’onore di Charlie con un discorso infuocato sull’integrità e il coraggio.
Splendidamente scattata, con New York City che offre uno sfondo vibrante, Scent of a Woman è elevata dalla partitura suggestiva di Thomas Newman. Il film risuona come una celebrazione della vita, della dignità e delle seconde possibilità. Sia sincero che fa riflettere, Profumo di Donna rimane un’esplorazione senza tempo dei difetti umani e del potere redentore della connessione, cementando il suo posto come uno dei migliori film di Pacino.
Insomma, ora sappiamo qualcosa in più su cosa faccia la differenza in un film come Scent of a Woman ai giorni nostri.
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Ci sono tante buone ragioni per guardare prima possibile un film davvero imperdibile, che periodicamente viene riproposto anche dalle tv gratuite, visto che stiamo parlando di “Quei bravi ragazzi (1990)”. A prescindere dal fatto che possa piacere o meno il genere gangster, stiamo parlando di una pellicola che per mille motivi ha fatto la storia del cinema, essendo in grado di raccontarci la vita criminale di un certo periodo storico americano sotto una luce differente. Strappando qua e là anche dei sorrisi agli spettatori.
Insomma, difficilmente vi pentirete di aver guardato un film come Quei bravi ragazzi. Ampiamente considerato come uno dei più grandi film mai realizzati, Goodfellas (1990), diretto da Martin Scorsese, è un capolavoro rivoluzionario nel genere gangster. Basato sul libro di true crime di Nicholas Pileggi Wiseguy, il film segue l’ascesa e la caduta di Henry Hill, un giovane uomo che rimane profondamente invischiato nello spietato mondo della criminalità organizzata attraverso la famigerata famiglia mafiosa Lucchese a New York City.
Goodfellas dipinge un ritratto crudo e avvincente della vita di Henry Hill nella mafia, che va dalla sua adolescenza negli anni ’50 fino alla sua drammatica caduta. Il film ci porta nel brutale mondo della mafia, dove i crimini piccoli si evolvono in rapine violente, e la lealtà diventa un gioco mortale. Raccontata dalla prospettiva di Henry, la storia si svolge attraverso la sua narrazione, con flashback che rivelano il fascino oscuro della vita criminale.
Al centro della storia ci sono gli stretti collaboratori di Henry – Jimmy Conway (Robert De Niro), il gangster calcolatore e dalla testa fredda, e Tommy DeVito (Joe Pesci), il cui carattere esplosivo e violento aggiunge un vantaggio pericoloso al trio. Mentre scalano i ranghi criminali, la loro lealtà viene messa alla prova e le conseguenze delle loro azioni diventano sempre più letali.
Tuttavia, quando Henry si immerge più profondamente nello stile di vita mafioso, la sua vita personale inizia a disfarsi. Il suo rapporto con sua moglie, Karen (Lorena Bracco), si deteriora quando le pressioni delle sue attività criminali mettono a dura prova il loro matrimonio, e la costante minaccia di violenza incombe su ogni decisione che prendono.
Con performance indimenticabili, una colonna sonora elettrizzante e la direzione impeccabile di Scorsese, Goodfellas è una masterclass di narrazione, che ritrae l’inebriante ascesa e la caduta devastante di un uomo intrappolato nella rete del crimine. Insomma, non perdetevi Quei bravi ragazzi.
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Paul “Jesus” Rovia, interpretato da Tom Payne in The Walking Dead, viene presentato come un personaggio altamente abile, pieno di risorse e moralmente fondato che diventa rapidamente una figura importante della serie. Appare per la prima volta nella stagione 6, Jesus è un membro della comunità di Hilltop ed è noto per la sua furtività, le sue capacità di combattimento e il suo acuto senso della strategia.
Il suo soprannome, “Jesus”, deriva dal suo aspetto, ma le sue azioni incarnano un forte senso di etica e diplomazia, distinguendolo da molti dei sopravvissuti induriti nel mondo post-apocalittico. A differenza di altri personaggi che sono veloci a ricorrere alla violenza, Jesus preferisce utilizzare soluzioni negoziali e pacifiche quando possibile, dimostrando un approccio pacifico e pacifico alla risoluzione dei conflitti. La sua introduzione offre una nuova prospettiva sulla leadership e la sopravvivenza nell’universo The Walking Dead.
Mentre Jesus diventa più coinvolto con Rick Grimes e il gruppo di Alessandria, aiuta a colmare le alleanze tra diverse comunità, tra cui Hilltop, Alessandria e poi il Regno. Le sue abilità diplomatiche sono fondamentali per formare il fronte unito che alla fine affronta Negan e i Salvatori. Nonostante le sue capacità di combattimento, Jesus sostiene costantemente la moderazione e la compassione, spesso esorta Rick e gli altri a risparmiare vite e a cercare soluzioni pacifiche, dove possibile.
Questo contrasta con gli approcci più aggressivi di personaggi come Rick e Maggie, evidenziando la fede di Jesus nella ricostruzione della società attraverso la cooperazione piuttosto che la forza pura. La sua relazione con Maggie, in particolare, mostra la sua lealtà e il suo ruolo di consigliere chiave, sostenendo la sua leadership a Hilltop dopo la caduta di Gregory.
Infine, il viaggio di Jesus in *The Walking Dead* viene interrotto nella stagione 9, quando viene tragicamente ucciso dai Whisperers durante un’imboscata. La sua morte è un momento scioccante e significativo, poiché segnala l’arrivo di una nuova e terrificante minaccia, ma segna anche la perdita di uno dei personaggi più principi e capaci della serie.
L’eredità di Jesus nello spettacolo è definita dal suo coraggio, dalla sua mente strategica e dalla forte bussola morale. La sua morte lascia un vuoto nella comunità di Hilltop e negli sforzi del gruppo per ricostruire una società più pacifica. Nonostante il suo breve tempo nello show, Jesus lascia un impatto duraturo, rappresentando la speranza di un mondo migliore tra il caos e la distruzione dell’apocalisse.
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In tanti, ancora oggi, si chiedono cosa ci sia dietro le citazioni di Don Vito Corleone durante Il Padrino, in merito ad alcune frasi che sono diventate leggendarie anche in questi anni. Una trilogia che ha fatto e continua a fare la differenza, a testimonianza del fatto che parliamo di un capolavoro.
L’affermazione di Vito Corleone, “You have to take time and trouble“, sottolinea l’importanza della pazienza e dell’impegno per raggiungere risultati significativi. Questa saggezza evidenzia che il successo raramente arriva facilmente; richiede dedizione e disponibilità a investire pienamente in un compito o in una relazione.
Nel contesto della sua vita e del mondo della criminalità organizzata, Vito capisce che navigare in situazioni complesse, che si tratti di negoziare alleanze o di gestire le dinamiche familiari, richiede un’attenta considerazione e una pianificazione strategica. Precipitare nelle decisioni può portare a conseguenze terribili, mentre prendersi il tempo per capire le sfumature può favorire legami più forti e risultati migliori.
Oltre ai fondamenti criminali, questa citazione risuona nella vita di tutti i giorni. Serve come promemoria che le cose che vale la pena avere, che si tratti di fiducia, rispetto o successo, richiedono spesso sforzi e impegno sostenuti. Nel nostro mondo veloce, dove la gratificazione istantanea è comune, l’intuizione di Vito ci incoraggia a rallentare e a investire il tempo necessario per coltivare relazioni durature e prendere decisioni ponderate.
In definitiva, questa prospettiva sul valore del tempo e dell’impegno rafforza l’idea che i risultati significativi siano spesso il risultato di un’attenta pianificazione e di una costante dedizione ai propri obiettivi.
Le citazioni di Don Vito Corleone, il patriarca della famiglia Corleone nel capolavoro cinematografico “Il Padrino”, hanno oltrepassato i confini del film stesso, diventando parte integrante della cultura popolare. Le sue frasi, apparentemente semplici, nascondono una profondità e un’ambiguità che le rendono memorabili e oggetto di continue interpretazioni. Alcune delle citazioni più famose:
“Gli farò un’offerta che non potrà rifiutare”: Questa frase è diventata iconica, rappresentando il potere quasi assoluto di Don Vito.
“A me non me piace la violenza, io sono un uomo d’affari”: Un’affermazione paradossale che rivela la natura ambivalente del personaggio.
“Gli amici tieniteli stretti, ma i nemici anche più stretti”: Un consiglio spietato che rivela la mentalità di un uomo abituato a vivere in un mondo ostile.
“Non odiare mai i tuoi nemici, influisce sul tuo giudizio”: Una massima di saggezza che sembra contraddire la sua stessa natura violenta.
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Ci sono serie destinate a fare la storia della televisione e, come si può facilmente immaginare, Game of Thrones è una tra queste, alla luce di alcune considerazioni che possiamo fare ancora oggi per questa opera. Con il trascorrere degli anni, infatti, emergono alcuni aspetti specifici che consentono di apprezzare ancora di più la sceneggiatura, alla luce di alcuni dettagli che impreziosiscono tutto. Ecco perché oggi vogliamo soffermarci su temi che in qualche modo non sono stati notati da tutti.
Provando a scendere maggiormente in dettagli per tutti gli appassionati di una serie che ha fatto la differenza in questi anni, potremmo dire che in “Game of Thrones” Stagione 7, Episodio 6, Richard Dormer, Rory McCann, e Kristofer Hivju si avventurano oltre la Barriera, offrendo spettacoli che non sono altro che incantesimi. Si tratta di un momeno chiave, che richiede per forza di cosa alcune considerazioni extra.
Questo episodio immerge gli spettatori nel panorama oscuro e spietato del Nord, dove Dormer, McCann e Hivju danno vita ai loro personaggi con notevole intensità. Dormer, come Beric Dondarrion, comanda lo schermo con un profondo senso di gravitas e resilienza. La sua interpretazione di un leader che ha affrontato innumerevoli prove aggiunge uno strato di profondità all’episodio, rendendo ogni momento in cui è sullo schermo un punto focale di intrigo.
McCann, incarnando il formidabile Sandor Clegane, o “The Hound”, offre una performance piena del suo marchio di fabbrica e del suo eroismo riluttante. Il viaggio del suo personaggio oltre la Barriera è un mix avvincente di emozioni crude e determinazione grintosa, offrendo agli spettatori uno sguardo più profondo nella sua psiche complessa. Hivju, nei panni di Tormund Giantsbane, porta una miscela unica di carisma e fascino robusto nell’episodio.
Le sue interazioni con gli altri personaggi sono piene sia di umorismo che di intensità, fornendo un contrasto necessario con la deprietà del loro ambiente. Insieme, Dormer, McCann e Hivju creano una dinamica che porta avanti la narrazione dell’episodio, catturando l’essenza di ciò che rende *Game of Thrones* un’esperienza indimenticabile.
Insomma, si tratta di un episodio specifico di quello che a detta di molti è un vero e proprio capolavoro, considerando le recensioni che si sono susseguite nel tempo per tutti coloro che hanno avuto modo di seguire Game of Thrones anche qui in Italia. Una prova tangibile sul fatto che non sia stato lasciato nulla al caso.
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Qual era il motivo per cui Saul Goodman non aveva così paura di Hector Salamanca in Breaking Bad? Saul/Jimmy non ha mai temuto Hector Salamanca perché non lo incontra mai. La sua unica presa di coscenza di Hector arriva molto più tardi, dopo che quest’ultimo è risultato incapace di muoversi e confinato su una sedia a rotelle.
Lui però ha una grande paura di Tuco Salamanca. Tuco e la sua banda portano Jimmy nel deserto, insieme allo skateboard, truffando due gemelli dopo un lavoro di truffa finito male. Tuco è pronto a uccidere tutti e tre, finché Nacho non lo convince a non uccidere Saul: “Uccidere un avvocato è un cattivo affare”.
Tuco rivolge la sua attenzione ai gemelli, in cerca di vendetta. Saul interviene e fa sospendere l’esecuzione. Negozia un patto, per rompergli le gambe, invece di dargli una condanna a morte. Il rumore delle loro ossa che si rompono perseguiterà Saul per sempre.
Ha una paura ancora più grande di Lalo Salamanca. Alla ricerca della verità, Salamanca intimidisce e interroga Jimmy seguendo il suo calvario nel deserto dopo aver raccolto i 7 milioni di dollari di cauzione usati per far uscire Lalo dal carcere. Anche se Kim è in grado di convincerlo che Jimmy sta dicendo la verità, l’esperienza lascia Jimmy scosso. Poco tempo dopo, viene a sapere (da Mike) che Lalo è morto, il che gli dà grande sollievo (anche se Kim scopre la verità, poco tempo dopo).
Qualche settimana dopo, Lalo si intrufola nell’appartamento di Jimmy e Kim e uccide freddamente Howard Hamlin davanti alla coppia. Jimmy è assolutamente terrorizzato nel vedere che Lalo è ancora vivo e divaga nervosamente per salvare le loro vite.
Lalo successivamente lega e imbavaglia Jimmy, mandando Kim a giustiziare Gustavo Fring, mentre aspetta con Jimmy nell’appartamento. Tuttavia, la missione è un elaborato stratagemma di Lalo, per allontanare gli uomini di Fring dalla lavanderia, che funziona quando Kim viene fermata da Mike prima che possa entrare in casa di Fring.
Anche se Lalo è stato ucciso quella notte da Fring, Saul non crede mai veramente che sia morto. Passa i prossimi 5-6 anni, guardandosi alle spalle, sempre con paura che Lalo compaia. Dettaglio che ci regala una famosa scena di “Breaking Bad”. Un po’ di curiosità: gli unici personaggi di ‘Breaking Bad’ e ‘Better Call Saul’ che condividono una scena con tutti i principali Salamanca (Hector, Lalo, Marco, Leonel e Tuco) sono Nacho Varga e Mike Ehrmantraut.
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Ci sono alcuni retroscena che, in questi giorni, possiamo prendere in esame a proposito di Terminator 2: Giorno del Giudizio. Già, perché la scelta del cast non è stata semplice come ci si potrebbe aspettare, anche perché il copione era particolare e richiedeva per forza di cose delle valutazioni specifiche sull‘antagonista della serie 800.
James Cameron ha dichiarato che, per il ruolo del T-1000 in “Terminator 2: Giorno del Giudizio” (1991), voleva trovare qualcuno che fosse un buon contrasto con Arnold (Schwarzenegger). Se la serie 800 è una specie di carro armato Panzer umano, allora la serie 1000 doveva essere una Porsche”.
Robert Patrick: “La mia intenzione era solo quella di essere un buon avversario per Arnold. Per far credere di poter essere superiore nel personaggio, si doveva pensare che potessi avere il sopravvento su di lui altrimenti l’intero film non avrebbe funzionato. Ovviamente avevo molta fiducia in Jim Cameron e Stan Winston e in tutti quelli coinvolti, quindi il mio impegno era lì, per farcela davvero. Non volevo deluderlo o deludere nessuno ma speravo che sarebbe stato così memorabile, avevo una propensione che lo avrebbe fatto, ma non credo di aver capito che impatto avrebbe avuto, e come avrebbe cambiato la mia vita”.
Patrick si è allenato in un rigoroso regime di corsa respirando solo attraverso il naso, per poter apparire a correre ad alta velocità senza mostrare affaticamento sulla pellicola. Si era allenato così duramente che è riuscito a raggiungere Edward Furlong sulla sua moto da cross con grande facilità, quindi ha dovuto rallentare considerevolmente.
Patrick ha ricevuto un addestramento alle armi sotto l’esperto tecnico Uzi Gal, e Cameron è rimasto così sorpreso dalle prestazioni di Patrick, in particolare per la scena della sparatoria T-1000 al centro commerciale Galleria, che ha usato le riprese reali, senza accelerare il frame rate.
L’equipaggio degli effetti speciali ha dovuto fare gli straordinari con la loro animazione del T-1000. Successivamente, hanno girato le scene con il T-1000 che fingeva di guidare dal volante destro (indossando una divisa da polizia con immagine specchio), mentre il vero autista era nascosto sotto un cappuccio nero al volante vero abbassato. Per il film finale, le scene sono state girate da sinistra a destra per far sembrare tutto a posto, e combinate con un filmato girato con un normale camion che guidava nello scarico. Questo è stato fatto in modo che Patrick potesse concentrarsi sulla recitazione piuttosto che sulla guida.
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