“Dentro e fuori la fabbrica: piccole storie di lavoro“, il film prodotto da regesta.exe per Italgas ( è un progetto Archivio Italgas Heritage Lab), firmato da Silvana Profeta e Antonella Pagliarulo, è finalista al Premio Film Impresa 2025 di Unindustria.
I ricordi di operai, furneur, letturisti e letturiste raccontano storie minute di lavoro, le storie di lavoro all’Italgas. Sullo sfondo la guerra e la fame, le trasformazioni del territorio sempre più urbanizzato, le relazioni umane e di genere.
Il film è stato scelto tra oltre 200 candidature e 140 titoli in preselezione nella sezione documentaria del premio, giunto alla sua terza edizione.
Il programma delle selezioni è stato presentato ieri nel corso di una conferenza stampa convocata alla Casa del cinema.
Il Premio Film Impresa nasce da un’iniziativa Unindustria con il supporto di Confindustria per valorizzare il legame tra industria, impresa e territorio attraverso il cinema. Un riconoscimento importante per il nostro lavoro e per chi crede nelle potenzialità narrative del racconto audiovisivo attraverso le fonti d’archivio.
La giuria, presieduta da Caterina Caselli, assegnerà un premio alle opere in concorso in ciascuna delle seguenti categorie: Area Documentaria – Area Narrativa – Area Innovation, Image and Sound.
L’edizione 2025 si apre il 9 aprile con una serie di eventi e proiezioni fuori concorso, proseguirà con due giornate di proiezioni, incontri, programmi speciali e focus (il 10 e l’11) e terminerà l’11 con la premiazione finale presso la Casa del Cinema.
Vi sarà anche una giuria di spettatori appassionati: giovani che stanno completando la propria formazione di studi, di semplici appassionati che, attraverso una semplice domanda da completare sul sito di Premio Film Impresa, vogliano candidarsi ed essere selezionati per partecipare ad una “Platea Competente” che assegnerà un premio ad uno dei film d’impresa selezionati.
Il nostro film sarà proiettato alla Casa del cinema nella sessione pomeridiana del 10 aprile. Questi i titoli in gara:
regesta.exe è il partner tecnologico di Heritage Lab Italgas.
Il Portale degli Archivi Vicentini è ormai una realtà.
Da qualche giorno ricercatori, storici, studenti e appassionati di storia hanno a disposizione un luogo in cui esplorare gli inventari degli archivi conservati nelle biblioteche vicentine. Alcune biblioteche vicentine conservano, infatti, oltre a raccolte librarie di valore storico, veri e propri archivi legati alla storia delle loro comunità, depositati o donati nel corso degli anni. Il nuovo portale ha quindi portato alla luce tanti fondi archivistici preziosi ma ancora nascosti. A fare da apripista al progetto è stata la Biblioteca civica Bertoliana che ha pubblicato online nel 2020 il portale dei suoi numerosi archivi. Entrambi I progetti condividono la stessa piattaforma descrittiva, il software archivistico xDams. La tecnologia umanistica accoglie, promuove e libera nella rete un patrimonio informativo importantissimo sulla storia di un territorio dichiarato due volte patrimonio dell’Umanità.
Lasciamo per un attimo il filo degli archivi, di-vaghiamo, e proviamo a ricordare qualche nome di cittadino illustre che ha giocato un ruolo di primo piano nella storia culturale e intellettuale dell’Italia intera: Antonio Fogazzaro, Neri Pozza, Goffredo Parise, Guido Piovene, Luigi Meneghello…Andrea Palladio è nato a Padova ma è proprio a Vicenza che lasciò lo scalpellino per diventare l’architetto delle grandi famiglie aristocratiche vicentine produttrici di seta grezza esportata in tutta Europa. Ed è grazie a Palladio che la città (con le ville palladiane in Veneto) è divenuta patrimonio Unesco, e che palazzi e ville sono divenuti un modello architettonico in tutto il mondo: nel 2010 il Congresso degli Stati Uniti d’America votò una risoluzione congiunta per riconoscere “his tremendous influence on architecture in the United States”.
Nella storia della industrializzazione e modernizzazione del Paese Vicenza e la sua provincia giocarono un ruolo non indifferente: si pensi al Lanificio Rossi di Schio, il maggiore complesso laniero tra XIX e XX secolo. Fu Alessandro Rossi, imprenditore, leader del settore laniero italiano nel secondo Ottocento, deputato e senatore, protagonista del dibattito sulle politiche economiche, pubblicista e fine comunicatore, a realizzare un centro industriale che giunse ad impiegare 5000 operai svilppando inoltre, accanto alla fabbrica, una “città sociale” fatta di case, scuole, biblioteche, bagni pubblici, teatro, chiesa e ospedale…Nel 1883 creò a Sant’Orso un “podere-modello, con frutteti, viti, ortaggi, una Scuola di orticoltura e pomologia e una fabbrica di conserve alimentari pubblicizzate con tecniche grafiche raffinate e slogan innovativi quale, ad esempio, «Non è più il tempo che Berta filava»”…
E ora torniamo al portale perché anche questo è il mondo esplorabile negli archivi. Nel portale della Biblioteca civica Bertoliana troverete le carte degli scrittori, quelle delle famiglie aristocratiche che finanziarono il rinascimento vicentino (Thiene, Lampertico, Porto…); la “rete delle Biblioteche Civiche Vicentine” vi permetterà di seguire le tracce del dinamico imprenditore grazie all’inventario dell’archivio depositato dal 1985 presso la Biblioteca civica “R. Bortoli” di Schio.
Abbiamo aperto l’articolo scegliendo un cinegiornale Luce degli anni Trenta che dà movimento alle carte, mostrandoci i moderni reparti della produzione laniera, affidati al qualificato personale femminile. Nel Novecento la Lanerossi popolò l’esperienza quotidiana di migliaia di tifosi alle prese con la compilazione degli albumi di figurine di calciatori. Ecco dal Corriere dei Piccoli del 1969 la squadra nata nel 1953 dall’incontro tra Lanerossi Schio e Vicenza Calcio.
Concludiamo questa passeggiata nella storia della città con due curiosità. Di Vicenza era Mariano Rumor, Resistente, Costituente, Deputato, 5 volte presidente del consiglio. Rivediamo il politico democristiano in questa intervista in casa, impacciato, intimorito dal microfono di Sergio Zavoli e dalle incombenti cineprese di tv7.
Di Vicenza era Gianni Ferrio, direttore d’orchestra, compositore, autore tra gli altri, del blues Non gioco più cantato da Mina in duetto con l’armonica di Toots Thielemans, e di Parole, parole brano di fama internazionale interpretato sempre da Mina, in coppia con Alberto Lupo. Un ricordo sonoro e visivo indelebile per intere generazioni.
Sull’archivio Lanerossi segnaliamo tra l’altro l’articolo di Giovanni Luigi Fontana, Archivi aziendali e archivi privati: il caso del Lanificio Rossi pubblicato nel bollettino Archivi e Imprese n.4 (disponibile online)
La Fondazione Ugo e Olga Levi di Venezia, una delle più importanti istituzioni di ricerca musicologica d’Italia, ha da tempo avviato progetti di digitalizzazione del patrimonio librario, archivistico e documentale conservato nella propria Biblioteca e reso accessibile online in un portale –LeviData – i fondi in corso di catalogazione
Nell’ambito del progetto LeviData la Fondazione ha deciso di trasformare in Linked Open Data e
liberare sul Web of Data un primo nucleo del proprio patrimonio.
La scelta, ci spiega Fabiana Guernaccini che ha curato per regesta.exe i progetti di pubblicazione in LOD, è ricaduta su tre authorities: Authority Luoghi, Authority Enti/Famiglie/Persone EAC-CPF e Authority Eventi. “Tale scelta risulta strategica, poiché i tre database sono fondamentali punti di accesso alle informazioni, collegati tra loro ma anche a tutta la documentazione storica e corrente”.
Per approfondire il progetto leggi l’articolo “LeviData sbarca sul Web of Data!“
In occasione del Giorno della Memoria e nell’ottantesimo anniversario della Liberazione, Rai Radio 3 e Fondazione CDEC mandano in onda “Storie di Resistenti ebrei” un progetto che racconta sette vicende di cittadini ebrei italiani che hanno partecipato alla lotta contro il nazifascismo.
Degli oltre 700 casi fino ad oggi identificati e documentati – si legge sul sito della Fondazione – le sette storie individuate e lette per l’occasione da Elia Schilton, sintetizzano la variegata dimensione resistenziale che l’indagine storica ha riportato alla luce scavando in archivi sia pubblici che privati. I sette resistenti di cui si racconteranno le vicende sono: Eric Linder, Guido Weiller, Marco Hermann, Mila e Franco Momigliano, Ludwig Greve, Raffaele Jona, Ada Dalla Torre
Storie di Resistenti Ebrei è in onda nella settimana dal 20 al 26 gennaio, tutte le sere alle 22.00 su Radio3 Suite ed è, come sempre, disponibile in podcast su Raiplaysound.
Sempre sul sito della Fondazione – curato da regesta.exe, il partner tecnologico del CDEC – è possibile inoltre conoscere e visualizzare, grazie ad una mostra digitale ricca di contenuti multimediali, 7 biografie di uomini e donne la cui vicenda è stata individuata come paradigmatica per coraggio e spirito di ribellione durante la Resistenza.
Il progetto sui Resistenti ebrei è realizzato nell’ambito delle iniziative promosse dalla Fondazione per il Settantesimo anniversario del CDEC, nato il 25 aprile 1955.
Avevamo raccontato l’origine del Centro di documentazione ebraica di Milano in occasione della pubblicazione, nella digital library del CDEC, del periodico Ha-Tikwa, il giornale della Federazione giovanile ebraica d’Italia (FGEI). La ripercorriamo in questo post.
Nel giugno del 1952 ci si interrogava – in un articolo dal titolo “Un passato che non deve tornare” a firma di Angelo Della Seta – sulla pervasività tra i giovani romani dei richiami al ventennio, si criticavano “gli educatori” che “non hanno saputo far altro che chiudere i libri di storia al 1919 senza spiegare a fondo il fenomeno fascista”, si ragionava sulla necessità di raccogliere la documentazione sulla persecuzione razziale, sulla partecipazione degli ebrei all’antifascismo. L’urgenza era certamente dettata anche dall’acceso clima politico in cui si era svolta la campagna elettorale a Roma, sfiorata dall’ipotesi – poi fortunatamente fatta fallire – di un listone di centro anticomunista siglato tra Dc e MSI (la cosiddetta “operazione Sturzo”). Si rilanciava quindi la proposta, sostenuta nel foglio di maggio da Sergio Liberovici, di un impegno della Federazione e del giornale, per la raccolta di testimonianze, lettere, nomi che raccontassero il contributo dei giovani ebrei alla Resistenza. Nel luglio il progetto era approvato e dal giornale si chiedeva la collaborazione di tutti per la raccolta di “documenti, tessere di lavoro obbligatorio, certificati di requisizione, lettere di congiunti ex carcerati,relazioni su fatti visti e vissuti, su viaggi di deportazione, riviste, libri, articoli di giornali dell’epoca”… Era l’inizio – il primo nucleo – di quel progetto di documentazione che porterà successivamente alla formazione dell’archivio e del Centro di documentazione ebraico.
Nel comunicato stampa si annunciano gli eventi e le iniziative in programma per tutto il 2025.
Tra le iniziative in programma per il Giorno della memoria segnaliamo l’ inaugurazione al Memoriale della Shoah della mostra L’Università di Milano e le leggi antiebraiche, incentrata sull’applicazione delle leggi razziste del 1938 presso l’Ateneo cittadino.
In questo momento storico in cui vengono rimesse in discussione vecchie certezze e si avverte l’esigenza di nuove analisi del presente – spiega la Fondazione Cdec – vogliamo collocarci come centro che promuove non solo lo studio, la ricerca e la documentazione, ma anche il dialogo e il confronto delle idee.
Alla vigilia delle celebrazioni per il centenario della nascita di Andrea Camilleri l’Associazione Fondo Andrea Camilleri ha pubblicato l’archivio digitale dello scrittore, drammaturgo, regista, nato il 6 settembre 1925 nella marina di Agrigento, a Porto Empedocle.
Dichiarato di interesse storico particolarmente importante dalla Soprintendenza archivistica e bibliografica del Lazio, l’archivio consente di ricostruire e far conoscere l’intera biografia intellettuale di Camilleri – e con essa anche la storia della produzione teatrale della radio e della tv pubblica – dal percorso formativo, all’approdo nella Rai degli anni Cinquanta, dall’attività di direttore della produzione teatrale a quella di regista radiofonico e televisivo. Una memoria – quella preservata dall’archivio, storica – preziosa, che va in profondità, restituisce ricchezza e complessità ad un profilo troppo spesso schiacciato dal presente divoratore e ingordo dei programmi televisivi di successo.
Un archivio, come racconta l’archivista Patrizia Severi, che cura con dedizione per la famiglia Camilleri il progetto, un archivio che raccoglie “poesie, racconti, articoli, saggi, lettere, cartoline, giornali, agendine, schizzi e scarabocchi”: tutto quello che c’è “dietro le quinte del grande palco dell’immagine pubblica, tutto quello che c’è nel lavoro e nell’intelletto di quella persona che nella fattispecie è stato Camilleri”.
La scelta della famiglia – le figlie, Andreina, Elisabetta e Mariolina – la nipote Arianna, animatrice di un premio che vivifica la memoria del nonno – è stata quella di restituire al pubblico, o ai tanti pubblici che compongono il vasto uditorio di questo protagonista del Novecento, l’archivio “ordito” dallo stesso “soggetto produttore”, attento a costruire quei fascicoli che raccontavano nel corso degli anni le sue multiformi attività.
La Soprintendenza ha effettuato una serie di interventi di schedatura, riordinamento e inventariazione degli archivi grazie un finanziamento complessivo di 45mila euro da parte della Direzione Generale Archivi. Inoltre la DGA ha assegnato 4.500 euro all’archivio per la realizzazione del progetto “Andrea Camilleri e la Rai. Fonti per una storia di regie e produzioni” con Convenzioni di ricerca scientifica.
“Grazie al magnifico lavoro del Fondo Camilleri e della Soprintendenza archivistica e bibliografica del Lazio, esaudiamo il suo desiderio di condivisione e di fruizione del patrimonio culturale”, ha dichiarato Antonio Tarasco, direttore generale Archivi.
Un’utopia per approssimazione, un’utopia come apertura o possibilità: “Outis Topos”, o come recita il sottotitolo un’“ipotesi di radio futura” è uno dei progetti più interessanti e innovativi del Camilleri autore radiofonico, che conosciamo grazie all’archivio. Navigando la banca dati possiamo accedere al fascicolo digitalizzato che scansiona nella carta idee e spunti d’avanguardia sulla realizzazione di un documentario radiofonico prodotto con l’etnomusicologo Sergio Liberovici nel 1973. Un esperimento di autogestione del mezzo radiofonico da parte dei cittadini. Oltre ottanta ore di “registrato” nella Torino popolare degli immigrati – la Barriera di Milano – per un montato finale di 45 minuti. Una baracca targata Rai allestita in una piazza, altoparlanti con canzonette per far avvicinare gli abitanti, una settimana per superare la diffidenza. Poi la consegna degli apparecchi di registrazione – i Nagra – alle diverse comunità costituitesi su temi di interesse sociale: sfratti, caro vita, immigrazione. “Una folla immensa ascoltava ogni sera un programma che rappresentava un problema” racconterà Camilleri. La trasmissione finale sarà un “taccuino di appunti” su questo “straordinario mese di lavoro”. Outis Topos vincerà il primo premio al concorso speciale indetto in occasione dei cinquant’anni dalla nascita della radio, il Prix Italia 1974. Appunti metodologici (modalità di intervento sulla realtà) trattamento del materiale raccolto, spunti per i possibili usi (storico, cronachistico, poetico…) delle fonti orali: la lettura del fascicolo d’archivio rivela aspetti inediti del profilo intellettuale di Camilleri.
Sull’uso possibile dei materiali stessi ci si soffermi sulla tavola rotonda da organizzare con gli storici dell’Italia contemporanea per valutare l’integrazione di fonti orali con “documenti ufficiali” (Camilleri pensa a Cesare Bermani, Paolo Spriano, Giorgio Candeloro)o su quella con Balestrini, Volponi, Bassani per esplorare le possibili scritture radiodrammaturgiche: questi appunti sono stupefacenti per originalità e sensibilità verso le potenzialità espressive del linguaggio radiofonico, per l’attenzione e la penetrazione della realtà sociale pronta a recepire un progetto così innovativo.
Questa incursione nell’archivio digitalizzato – un esempio in vista di una progressiva fruizione integrata dell’intero patrimonio documentale conservato dal Fondo – lascia intravedere le enormi potenzialità conoscitive del fondo archivistico ai fini di una rappresentazione completa del profilo privato e pubblico di Andrea Camilleri.
La navigazione delle serie e dei fascicoli, che raccontano le diverse attività dell’uomo Camilleri – regista teatrale, radiofonico, televisivo, delegato alla produzione, scrittore, docente – attraverso l’esplorazione delle partizioni archivistiche, o l’uso di filtri di navigazione, di ricerche libere in tutte le schede descrittive rendono questo viaggio in archivio un’esperienza familiare e intuitiva.
Apertura è forse il contrassegno più marcato di questo progetto di diffusione della conoscenza: nella proposta di condivisione attraverso un archivio accessibile a tutti, nelle tecnologie adottate, nell’ambiente di lavoro xDams, e in quello di pubblicazione, tutte rigorosamente “open source”.
Il progetto è curato da regesta.exe di Giovanni Bruno, che ha realizzato anche il sito dell’associazione Fondo Andrea Camilleri.
Progetto editoriale, sviluppo grafico e tecnologico di Antonella Pagliarulo, Claudia Tarquini, Simone Pasquini, Manuel Mena. Per l’assistenza sulla piattaforma xDams e l’analisi dei dati: Sveva Mandolesi.
La Direzione Generale Archivi dà notizia con un comunicato della pubblicazione dell’archivio.
La pubblicazione del sito e dell’archivio, descritto in xDams, sono a cura di regesta.exe.
Qui il comunicato:
In attesa di celebrare nel 2025 il centenario dalla nascita, l’Associazione Fondo Andrea Camilleri – grazie al lavoro della Soprintendenza archivistica e bibliografica del Lazio – sta completando la digitalizzazione dell’archivio dello scrittore che da oggi diventa consultabile attraverso una piattaforma online organizzata in diverse sezioni: gli scritti editi e inediti (poesie e racconti, ma anche saggi, articoli, presentazioni, relazioni e interventi pubblici di varia natura); le regie teatrali a partire dai primi anni ’50 e i saggi delle sue classi di regia all’Accademia d’Arte Drammatica Silvio d’Amico negli anni ’70-’80; il lavoro in Rai come regista di prosa radiofonica e come delegato alla produzione; la corrispondenza e una cospicua mole di rassegna stampa sulla sua opera e attività pubblicistica. Sono presenti inoltre fotografie e audiovisivi.
L’archivio e la biblioteca, curati personalmente da Andrea Camilleri conservano l’eredità culturale dell’autore e ricostruiscono il suo percorso umano e intellettuale che attraversa buona parte del Novecento. La condivisione, la fruibilità e l’accessibilità di tale patrimonio sono finalità perseguite dallo stesso Camilleri e intrinseche alla concezione del lavoro culturale e artistico come bene comune. L’archivio digitale, consultabile all’indirizzo https://archivio.fondoandreacamilleri.it/, consente l’accesso alla banca dati con ricerca libera per il recupero delle informazioni, con ricerca per serie, che documentano le attività svolte dallo scrittore nel corso della sua vita professionale, e selezione tramite filtri, per l’esplorazione mirata e contestuale della documentazione.
L’archivio di Andrea Camilleri è stato dichiarato di interesse storico particolarmente importante dalla Soprintendenza archivistica e bibliografica del Lazio nel giugno del 2021. Da allora, la Soprintendenza ha effettuato una serie di interventi di schedatura, riordinamento e inventariazione degli archivi grazie un finanziamento complessivo di 45mila euro da parte della Direzione Generale Archivi. Inoltre la DGA ha assegnato 4.500 euro all’archivio per la realizzazione del progetto “Andrea Camilleri e la Rai. Fonti per una storia di regie e produzioni” con Convenzioni di ricerca scientifica.
“L’archivio di Andrea Camilleri è un vero e proprio scrigno di tesori sulla vita e sull’attività artistica dello scrittore. Lui stesso in vita aveva più volte celebrato gli spazi archivistici definendoli “eternamente vivi perché sono la memoria del nostro passato”. Da oggi, grazie al magnifico lavoro del Fondo Camilleri e della Soprintendenza archivistica e bibliografica del Lazio, esaudiamo il suo desiderio di condivisione e di fruizione del patrimonio culturale”, dichiaraAntonio Tarasco, Direttore generale Archivi.
Dal 2012 la Digital Library del CDEC è uno strumento essenziale per la conservazione e la divulgazione della memoria storica della Shoah e dell’ebraismo in Italia. Questo progetto, realizzato in collaborazione con regesta.exe, consente a studiosi, ricercatori e cittadini di accedere a documenti di grande valore storico. Attraverso le piattaforme openDams e xDams, che sfruttano tecnologie avanzate per la gestione integrata degli archivi e la catalogazione dei documenti, i materiali sono accessibili in formato digitale, facilitando la ricerca e la diffusione della conoscenza.
La Digital Library oggi si arricchisce di due nuovi inventari di fondi archivistici di straordinaria importanza: il Fondo Teo Ducci e il Fondo Guelfo Zamboni, patrimoni documentali che permettono di approfondire due storie personali legate al contesto della Seconda Guerra Mondiale, alle persecuzioni nazifasciste e alla ricostruzione del dopoguerra.
Teo Ducci, nato a Budapest nel 1913, visse una vita segnata dalla persecuzione razziale e dalla tragedia della Shoah. Il suo fondo archivistico racconta la storia di una famiglia di ebrei ungheresi, la tragica esperienza della deportazione e la lotta per la sopravvivenza. Con l’entrata in vigore delle leggi razziali del 1938, la vita della famiglia Ducci (cognome italianizzato dall’originario “Deutsch”) cambia drammaticamente, costretta a sfollare e vivere in clandestinità fino all’arresto e alla successiva deportazione ad Auschwitz nel 1944.
L’unicità del fondo risiede nella varietà della documentazione conservata: manoscritti, dattiloscritti, corrispondenze personali, documenti relativi alla vita professionale di Teo Ducci e fotografie che tracciano le vicende della famiglia a partire dalla metà dell’Ottocento.
Il Fondo Teo Ducci raccoglie documenti personali e familiari che testimoniano la persecuzione razziale e la deportazione. Una preziosa fonte storica sulla Shoah e sulla difficile ricostruzione post-bellica.
Particolarmente significative sono le carte che testimoniano l’impegno di Ducci nel dopoguerra, quando si dedicò alla ricerca dei deportati, alla conferma dei decessi, alla richiesta di indennizzi per la deportazione e alla testimonianza nei processi contro i crimini nazisti.
Guelfo Zamboni, nato nel 1897, ha svolto un ruolo cruciale nella diplomazia italiana durante la Seconda Guerra Mondiale, distinguendosi in particolare per aver salvato almeno 350 ebrei dalla deportazione nazista durante la sua missione a Salonicco, dove ricopriva il ruolo di console. La sua carriera diplomatica, testimoniata ampiamente dai documenti conservati nel fondo, è ricca di episodi che raccontano le tensioni geopolitiche del periodo, ma è il suo impegno umanitario che spicca con maggiore intensità.
Il Fondo Guelfo Zamboni, diplomatico italiano che salvò 350 dalla deportazione nazista, conserva documenti della sua vita privata e professionale. Oltre alle sue azioni umanitarie, le corrispondenze diplomatiche offrono una prospettiva preziosa su un momento cruciale della storia.
Zamboni, nel dopoguerra, ricoprì anche incarichi diplomatici a Mosca durante la Guerra Fredda, e anche in questo periodo si trovò al centro di dinamiche politiche e sociali complesse. Un altro aspetto interessante del fondo riguarda il suo rapporto personale con la contessa polacca Ottavia Maria Wielopolska, arrestata in Germania con l’accusa di spionaggio, aggiungendo una dimensione personale e intima.
Il fondo Zamboni raccoglie corrispondenze diplomatiche, telegrammi e messaggi scambiati con figure politiche di rilievo dell’epoca, come Joachim von Ribbentrop e Galeazzo Ciano. Tuttavia, è la sua azione a Salonicco a rappresentare il cuore del fondo, documentata attraverso i “Notiziari sulla questione ebraica” e altri rapporti che illustrano le difficoltà e i pericoli affrontati dagli ebrei durante l’occupazione nazista. Zamboni, con l’aiuto dei funzionari del Ministero degli Esteri, riuscì a far passare per cittadini italiani numerosi ebrei greci, sottraendoli così alla deportazione. Questo gesto di coraggio e umanità gli valse un riconoscimento ufficiale da parte di Yad Vashem nel 1992.
L’accesso a documenti come quelli contenuti nei fondi Ducci e Zamboni contribuisce a consolidare la conoscenza storica e a favorire una riflessione profonda sulle vicende della Shoah, ma anche sui gesti di coraggio e umanità che, come dimostrato da Zamboni, sono stati capaci di salvare vite in un momento così buio della storia. L’importanza storica dei due fondi è amplificata dalla presenza di documentazione fotografica che sarà a breve resa disponibile per la consultazione.
Il Sistema informativo partecipato
degli archivi storici in Emilia-Romagna ha recentemente pubblicato l’inventario dell’archivio personale e professionale di Luciano Anceschi (1911-1995), filosofo, critico letterario, ricercatore e docente universitario di Estetica all’Università di Bologna. Questa nuova risorsa online offre un accesso privilegiato al patrimonio culturale lasciato da Anceschi, uno degli intellettuali italiani più influenti del Novecento.
La nuova pubblicazione si inserisce in un progetto più ampio di valorizzazione del patrimonio archivistico regionale, promosso dall’Istituto per i beni artistici, culturali e naturali dell’Emilia-Romagna (IBC), che ha scelto la piattaforma xDams per il riordino e l’inventariazione degli archivi storici della regione. Il progetto, denominato “Archivi ER” (prima “IBC Archivi”), mira a rendere accessibili le risorse documentarie di archivi pubblici e privati su tutto il territorio regionale, offrendo agli utenti la possibilità di consultare inventari e documenti storici direttamente online. La digitalizzazione di archivi come quello di Anceschi rappresenta un’importante evoluzione nel campo della gestione e conservazione dei fondi storici, con l’obiettivo di preservare e rendere fruibile un patrimonio di inestimabile valore.
L’archivio di Luciano Anceschi, conservato dal 1997 presso la Biblioteca comunale dell’Archiginnasio di Bologna, raccoglie una straordinaria quantità di materiali che documentano la sua attività accademica e intellettuale. Anceschi, noto anche per essere stato il fondatore delle riviste Il Verri e Scritti di estetica, ha donato il fondo al Comune di Bologna nel 1991, segnando un momento significativo per la conservazione del suo lascito culturale.
Il fondo contiene documenti che testimoniano le molteplici sfere di interesse di Anceschi, tra cui manoscritti di opere edite e inedite, appunti per le lezioni universitarie e seminari, interventi critici e filosofici, saggi e materiali relativi alla sua partecipazione a convegni e conferenze. Tra i documenti più preziosi vi è la vasta corrispondenza, composta da circa 18.000 lettere ricevute da più di 1.000 corrispondenti, tra cui spiccano figure rilevanti della letteratura e della filosofia contemporanee all’Anceschi.
L’archivio di Luciano Anceschi, digitalizzato e accessibile online grazie alla piattaforma xDams, documenta la vasta e inestimabile attività di uno degli intellettuali italiani più influenti del Novecento.
Interessante è anche la presenza di scritti autografi di importanti poeti e scrittori italiani del secondo Novecento, che hanno inviato i propri testi ad Anceschi per ottenere il suo giudizio critico. Questa raccolta di testi e lettere offre uno spaccato unico del dibattito intellettuale dell’epoca e del ruolo centrale che Anceschi ha giocato nel panorama culturale italiano.
Inoltre, il fondo comprende materiali riguardanti le attività di Anceschi all’interno di enti come l’Ente Bolognese Manifestazioni Artistiche e l’Accademia delle Scienze di Bologna, l’Associazione Italiana per gli Studi di Estetica (AISE) di cui è stato presidente. A completare il patrimonio documentario vi sono materiali relativi alla sua formazione giovanile, alcuni documenti di carattere privato e una collezione di ritagli di giornali, opuscoli e cataloghi.
La biblioteca personale di Anceschi, donata insieme all’archivio nel 1991, è un altro elemento fondamentale del suo lascito. Il fondo librario comprende 105 volumi antichi, 20.619 libri e opuscoli moderni, e 1.424 periodici, fornendo un contesto prezioso per la comprensione del suo lavoro e delle sue influenze intellettuali.
La collaborazione tra Regesta e l’IBC dell’Emilia Romagna rappresenta un modello virtuoso di come la tecnologia possa essere al servizio della cultura, facilitando l’accesso e la fruizione di documenti di grande valore storico e culturale. La pubblicazione online dell’inventario dell’archivio di Luciano Anceschi è un esempio dei vantaggi offerti dalla piattaforma xDams per la gestione di archivi complessi e si conferma uno strumento chiave per la valorizzazione del patrimonio archivistico, rendendo accessibili risorse preziose a un pubblico vasto.
La piattaforma xDams è stata scelta dall’IBC dell’Emilia Romagna per le sue caratteristiche avanzate di gestione archivistica, che includono la possibilità di organizzare i fondi in modo omogeneo, adottando standard internazionali per la codifica dei dati. Grazie a queste caratteristiche, la piattaforma ha consentito di integrare inventari informatizzati di circa 100 fondi archivistici provenienti da 12 comuni della regione Emilia Romagna, rendendo l’accesso alle risorse documentarie semplice ed efficiente.
Giovani e meno giovani: mettevi alla prova e scrivete un racconto. Potrete partecipare al Premio Andrea Camilleri Nuovi Narratori diretto dalla scrittrice Arianna Mortelliti, nipote di Camilleri, e promosso dal Fondo Andrea Camilleri.
Il Premio è stato presentato il 25 luglio presso il Fondo Andrea Camilleri dalla figlia Andreina, dalla nipote e dall’editrice Gemma Gemmiti che pubblicherà in un’antologia le opere vincitrici, selezionate attraverso due modalità: i Circoli di Lettura delle Biblioteche di Roma compiranno la prima scelta, mentre 4 giurie decreteranno successivamente la vittoria finale.
Per rendere omaggio ad Andrea Camilleri e al suo percorso umano e intellettuale sfaccettato (autore teatrale, radiofonico, regista, sceneggiatore, scrittore) raccontato integralmente dalle carte del suo archivio e dalle sue letture raccolte e conservate nello spazio pubblico ideato in via Filippo Corridoni, il Premio Andrea Camilleri Nuovi Narratori è rivolto ad autori e autrici di radiodrammi, racconti brevi, fiabe per bambini e poesie.
Un tributo pensato per far rivivere nei sogni e nelle speranze del quattordicenne Andrea, giovane poeta alla ricerca del proprio destino letterario e artistico, i desideri e l’immaginazione di tanti giovani narratori (chiù picca di sissanta!) alle prese con la scrittura, e nei tempi maturi dell’affermato Commissario di Camilleri aspirazioni e tentazioni dell’età adulta (quelli che… chiù assà di sissanta).
C’è posto per tutti, per gettare il cuore oltre l’ostacolo e …”oltre la ragione”, il tema scelto da Arianna Mortelliti e dalla famiglia per questa prima edizione. Un omaggio alle storie raccontate dal nonno nella Trilogia delle Metamorfosi.
Il Premio nasce nell’ambito delle iniziative in programma per il centenario della nascita dello scrittore – Camilleri nacque il 6 settembre 1925 – e sarà assegnato con la cerimonia di premiazione nell’autunno del prossimo anno. Per conoscere tutte le regole e le tappe del nuovo premio è stato pubblicato un sito: www.premioandreacamilleri.it
Le opere dovranno essere in lingua italiana, inedite, mai pubblicate né in versione cartacea, né digitale, neanche sui social. Si potranno inviare i propri scritti fino al 6 gennaio 2025. Per una valutazione oggettiva (rispetto delle linee guida del Regolamento pubblicato) le opere saranno saranno sottoposte a una selezione iniziale da parte del Fondo Andrea Camilleri; seguiranno le valutazioni dei circoli di Biblioteche di Roma e la selezione delle giurie.
Ecco i nomi per ciascuna sezione:
Sezione racconti brevi
Tea Ranno, Massimiliano Catoni, Loretta Cavaricci, Giuseppe Fabiano, Salvatore Ferlita, Davide Oliviero, Alberto Rollo, Andrea Vitali.
Sezione fiabe per bambini
Annalisa Strada, Viola Ardone, Riccardo Barbera, Fulvia Degl’Innocenti, Ida Sansone, Gloria Vocaturo.
Sezione radiodramma
Rodolfo Sacchettini, Stefano De Sando, Idalberto Fei, Rocco Mortelliti, Adriana Pannitteri.
Sezione poesie
Giovanni Caccamo, Davide Avolio, Michele Caccamo, Edoardo De Angelis, Giuliano Logos, Mary B. Tolusso, Poeta della Serra.
Le fonti d’archivio, i dati, la loro divulgazione pubblica e scientifica sono oggi ad un punto di svolta di fronte ai cambiamenti che il digitale sta imponendo al lavoro in archivio di tutte le figure professionali che vi gravitano attorno, dagli stessi archivisti, studiosi, ricercatori, insegnanti, operatori del patrimonio culturale, ecc.
Nell’ambito del progetto Avalanche, l’Associazione Mu.Bat, Regesta.exe, l’Université de Versailles Saint Quentin en Yvelines, l’Université Paris-Saclay e la Fondazione CDEC organizzano la Summer School Il Patrimonio ReImmaginato. Emersione digitale di fonti, dati e strumenti per la diffusione della storia del patrimonio archivistico. Questa scuola è parte del progetto Avalanche (Audio Visuals and Languages Analysis Network for Cultural Heritage in Europe – Avalanche of Democracy) finanziato dal bando CERV (Citizens, Equality, Rights and Values Programme) del programma Horizon del Consiglio delle Ricerche della Comunità Europea (ERC).
Scopo di questa Summer School è di introdurre archivisti, studiosi, ricercatori, insegnanti, ed operatori del patrimonio culturale ai concetti e alle pratiche di base delle metodologie digitali. In particolare attraverso l’attività laboratoriale si intende preparare i partecipanti alla Summer School alla comprensione e all’uso degli strumenti digitali sia per attività di ricerca innovative sia per la valorizzazione del patrimonio culturale.
La scuola avrà luogo nell’albergo sul mare di Spineta a Battipaglia (SA) dal pomeriggio di martedì 10 settembre al primo pomeriggio di venerdì 13 settembre 2024.
Il programma di questa summer school è intensivo e si propone di concentrare su tre giorni un percorso di primo contatto con:
La filosofia della scuola è dunque trascrivere, archiviare e divulgare attraverso il digitale. La lingua di lavoro è l’italiano.
Costi: Il costo della scuola è fissato a 150 euro comprensivo di vitto e alloggio (in camera doppia). Se si vuole alloggiare in camera singola il costo complessivo è di a 200 euro.
Iscrizioni:
Le candidature vanno inviate per email all’indirizzo summerschool@mubat.it con oggetto: Avalanche – Summer School.
Le candidature dei non ammessi saranno incluse in una lista d’attesa; gli aspiranti candidati/e inclusi nella shortlist saranno chiamati qualora si libereranno posti .
Programma:
– Martedì 10 settembre: le fonti
14:00 Saluti
14:30 Transkribus e le IA per la digitalizzazione dei manoscritti (Salvatore Spina)
16:30 Pausa
17:00 Transkribus e le IA per la digitalizzazione dei manoscritti (Salvatore Spina)
19:00 Aperitivo sulla spiaggia
– Mercoledì 11 settembre: i dati
8:30 Standard di descrizione e archivi digitali (Ilaria Barbanti)
10:30 Pausa
11:00 Standard di descrizione e archivi digitali (Ilaria Barbanti)
12:30 pausa pranzo
13:30 Linked Data per il Patrimonio Culturale, casi di studio (Fabiana Guernaccini)
15:30 Pausa
16:00 Linked Data per il Patrimonio Culturale, casi di studio (Fabiana Guernaccini)
18:30 Tutti al mare e cena
– Giovedì 12 settembre: l’analisi e la divulgazione
9:00 Analisi di reti (Giovanni Pietro Vitali)
10:30 Pausa
11:00 Analisi di reti (Giovanni Pietro Vitali)
12:30 Pausa pranzo
13:30 Digital mapping (Giovanni Pietro Vitali)
15:30 Pausa
16:00 Digital mapping (Giovanni Pietro Vitali)
18:00 Tutti al mare e a cena
– Venerdì 13 settembre: la
9:00 Archivi e Digitale, stato dell’arte (Giovanni Bruno e Carlo Bruno)
10:30 Pausa
11:00 Le associazioni, le formazioni e le Digital Humanities (Giovanni Pietro Vitali)
11:30 Feedback
13:00 Pausa pranzo e tutti a casa
Per informazioni e iscrizioni: summerschool@mubat.it
Scarica qui la locandina del progetto con tutte le informazioni